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Quaranta deputati del PD non hanno votato
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Sì dell'Aula della Camera al Jobs act. Il testo, approvato a Montecitorio con 316 sì, 6 no e 5 astenuti, torna al Senato. L'opposizione non ha partecipato al voto. Poco prima della votazione finale, tutti i deputati dell'opposizione hanno lasciato l'Emiciclo. Hanno votato sì al Jobs act 250 deputati Pd, 22 di Sc, 16 di Ncd, 14 del Misto, 12 di PI. In tutto, 1 della Lega, 1 di Fratelli d'Italia. Un voto che è costato comunque molto nella coesione del partito del Presidente del Consiglio.

Quaranta deputati del PD (su un gruppo di 307 componenti) non hanno votato il Jobs act, due hanno detto no al testo, altri due si sono astenuti. Tra i no ci sono quelli di Giuseppe Civati e del ligure Luca Pastorino.

Intervistato da Primocanale Pastorino ha spiegato la sua scelta: "C'erano molti elementi poco chiari nelle scelte del governo rispetto al mondo del lavoro e c'è stato poco margine per discutere. Per questo ho deciso di votare contro i Jobs Act."
Sulla possibilità di una scissione nel PD Pastorino è prudente.
"E' chiaro che c'è un dissenso che si sta allargando ma non siamo ancora usciti. vogliamo fare una battaglia dentro al PD per farlo ritornare una forza di centrosinistra per come lo intediamo noi. Se poi non dovessimo riuscirci ne trarremo le conseguenze"


Astenuti i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini. Marco Di Stefano, Francantonio Genovese, Simonetta Rubinato, Rosa Villecco Calipari, Francesca La Marca, Enrico Letta. Sono i deputati che, secondo quanto affermano fonti del gruppo Pd, non hanno partecipato al voto finale sul Jobs act in quanto assenti "giustificati", per diverse ragioni. Questi sei andrebbero dunque sottratti dal conteggio dei quaranta che, in base ai tabulati, non hanno votato il provvedimento.