
Quarto caso nell'agenda odierna, le 'petition' dei due marò sono state illustrate dall'avvocato Soli Sorabjee, accompagnato da K.T.S. Tulsi, ad un tribunale di tre giudici presieduto dal presidente della stessa Corte, H.L.Dattu. Quest'ultimo ha fin dall'inizio assunto un atteggiamento visibilmente in disaccordo con le richieste, formulando nei loro confronti numerose obiezioni. In un breve intervento, il magistrato che rappresentava il governo aveva manifestato la sua non contrarietà a concedere una estensione della permanenza in Italia per Latorre.
L'istanza di Girone, per un rientro in famiglia per un periodo di tre mesi, anche in occasione delle vacanze natalizie, è stata poco dibattuta, mentre quasi tutto il tempo, circa 30 minuti, del dibattito concesso si è incentrato sui quattro mesi chiesti da Latorre per continuare il suo percorso terapeutico e sottoporsi l'8 gennaio ad un intervento cardiaco. Il presidente della Corte ha ascoltato la difesa ma poi, dopo aver discusso anche con i giudici a latere, ha eccepito su vari punti della richiesta, sorprendendosi fra l'altro che in essa fosse sollevato anche il problema della giurisdizione.
"Allorché le indagini non si sono concluse e i capi d'accusa non sono stati presentati come posso concedere l'autorizzazione agli imputati? Sarebbe bene che tutti gli sforzi fossero concentrati sulla chiusura della fase istruttoria del processo". Dattu ha quindi chiesto "il rispetto del sistema legale indiano perche', ha arguito, "se concedessi questo ai due richiedenti, dovrei farlo anche per tutti gli imputati indiani". E poi, ha concluso, "anche le vittime hanno i loro diritti".
"Il presidente della Repubblica, fortemente contrariato dalle notizie giunte da Nuova Delhi circa gli ultimi negativi sviluppi della vicenda dei Marò resterà in stretto contatto con il governo e seguirà con attenzione gli orientamenti che si determineranno in Parlamento". E' quanto si legge in una nota del Quirinale.
"Quella di oggi della Corte Suprema indiana sui due marò «è una decisione grave che non ci aspettavamo. Siamo vicini ai nostri militari e come Italia pensiamo a come rispondere». Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso di una visita al Museo ebraico.
IL COMMENTO
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Partito del no, del si e magari del ni. Uffa che barba di campagna elettorale