“Non ho mai visto una fine che non sia anche un inizio e speriamo sia così” cita una frase del pittore svizzero Eugen Bracht padre Costantino Gilardi priore di Santa Maria di Castello commentando le ultime ore dei domenicani a Genova che dopo 800 anni lasceranno il capoluogo ligure. Domenica durante la messa delle 11 il passaggio di testimone con i missionari della S.M.A, società missioni africane.
A Santa Maria di Castello su questa collina, che allora dominava la città antica, i domenicani ci sono dal 1442. Un anno fa circa la decisione del Capitolo provinciale e cosi i sei frati della comunità saranno spostati in altre realtà conventuali tra Torino, Bergamo e Bologna. “Hanno deciso così non possiamo che obbedire” lo dicono a occhi bassi e denti stretti.
I domenicani sono stati un tempo una ‘famiglia’ religiosa molto potente e anche molto numerosa ma oggi non è più così basti pensare che in tutto il Nord Italia sono solo 150.
Padre Costantino Gilardi, psicologo e psicoterapeuta, noto in tutta Italia racconta queste ultime ore a Genova, con sincerità, mista a commozione, ci accompagna alla scoperta dei tesori che la chiesa, il museo, la biblioteca racchiude e con un sorriso dice “non basterebbe una visita di due ore solo per la chiesa”. Passa dalla storia dei domenicani, alla descrizione di opere d’arte ricordando che cos’era quella parte di centro storico genovese quando lui visitò il complesso per la prima volta negli anni 70, ma con orgoglio descrive il tanto lavoro fatto che ha portato Santa Maria di Castello ad essere punto di riferimento nella zona e non solo per attività religiose ma anche civili “perché vanno di pari passo”.
Ringrazia la città padre Costantino Gilardi mentre dal loggiato superiore guarda già con malinconia il porto di Genova e la Lanterna in un pomeriggio di fine gennaio che segna la fine di un’epoca.
Guarda le luci della città al tramonto e dice “chiedo scusa se abbiamo dato fastidio” e non si può che rimanere senza parole per questa grandezza morale e spirituale, un’onestà intellettuale rara da trovare e di cui Genova avrebbe un gran bisogno ma è così la storia ha messo la parola fine, per ora.
La chiacchierata con padre Costantino finisce troppo presto ma non posso salutarlo senza ricordare che “le vie del Signore sono infinite” e in fondo chissà magari presto i frati domenicani potrebbero tornare in città…padre Costantino mi guarda, il sorriso si apre e mi dice “chissà”.
cultura
Genova perde i domenicani, addio dopo 800 anni
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