politica

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Su Erzelli si è concepito, provato ad attuare, scritto, commentato di tutto e di più. Il cittadino quadratico medio di Genova e della Liguria non ne può più, annoiato dai titoli – questo compreso - che tentano di inseguire un’attualità inconcludente da quasi quindici anni, nei quali egli non trova più sostanza per sperare, anzi scoramento osservando una landa isolata, senza un filo d’erba e due palazzoni mezzi vuoti. Di notte, buio e deserto. Erzelli@Cloud, quasi che la tecnologia stessa abbia fatto volare via nelle nuvole il parco scientifico e tecnologico o la piattaforma high-tech ove mai fossero state realizzate sull’omonima collina genovese che cerca di vedere il mare.

Eppure Erzelli nacque nella mente di qualcuno come esercizio virtuoso (e qualcosa di più) per Genova e la Liguria: la storia ricorda nomi di qualche padre nobile. In un immaginario tribunale ecclesiastico dell’episcopio di Genova che volesse istruire un preliminare di causa di beatificazione a proposito di Erzelli, qualche persona potrebbe pure provare a testimoniare come a tale esercizio virtuoso possa essere attribuito l’aggettivo di “eroico”. Certo, il presidente di tale tribunale renderebbe ben chiaro al testimone come la virtù si connoti, per sua natura, dall’essere a 180 gradi rispetto al vizio, e spiegherebbe a lui come il vizio, di ogni natura, sia difficile – ma non impossibile – da estirpare da chi vi sia incorso. E’ il lungo e difficile cammino della conversione, del quale pure esistono prove lampanti nella storia di tutto il mondo. Si tratta dei santi.

Purtroppo, l’elenco dei vizi circa Erzelli è lungo, e non serve ripeterlo. E’ utile invece chiedersi perché sia stato e continui a essere così difficile trovare una soluzione alla questione Erzelli. A questo fine  si può sviluppare una riflessione orizzontale, capace di approfondire qualche comune denominatore sia riguardo la virtù, sia riguardo il vizio di Erzelli, intesi entrambi in senso globale: come in ogni vicenda storica, non pare credibile che tutto quanto sia stato fatto bene oppure tutto male.

Aiuta in questa analisi un’antica ma tuttora valida distinzione metodologica su due piani, riguardo la questione della virtù e del suo opposto, il vizio. Il primo piano è quello più semplice: è quello del fare, dell’operare, ovvero della regola o retta ragione delle cose da farsi, come per realizzare prodotti, nel caso di specie il prodotto Erzelli: la ben nota recta ratio factibilium di Aristotele. Il secondo piano è più sottile, e riguarda il comportamento (meglio, il formarsi nel tempo del comportamento interno) degli attori a diverso titolo coinvolti nel fare, ovvero la prudenza esercitata dagli attori coinvolti su Erzelli: sempre secondo Aristotele, è la recta ratio agibilium.

L’immaginario presidente di tribunale di cui sopra non potrebbe non spiegare con chiarezza al testimone volontario, al fine di porre un fondamento di un qualche rilievo “eroico” per l’ipotetico preliminare di causa di beatificazione della causa Erzelli l’importanza capitale del secondo piano rispetto al primo. E’ infatti possibile realizzare prodotti “secondo la regola dell’arte”, come si insegnava proprio agli allievi ingegneri (quelli che a Erzelli dovrebbero trovare “casa”) fino a qualche tempo fa, anche senza necessariamente tenere comportamenti virtuosi derivanti dalla propria natura  e formazione personale. Ben più difficile e raro è invece trovare persone internamente virtuose, per natura e formazione convinta e convincente, circa il proprio agire e capaci, al tempo stesso, di realizzare cose ben fatte, anche a costo di sacrificio.

Seguendo i due piani sopra rappresentati, ogni lettore ha a disposizione molti dati ed esperienze più o meno dirette per valutare quanto fin qui accaduto sulla vicenda Erzelli. Vale la pena scrivere ancora una volta che, ove anche egli si trovasse in presenza della valutazione più negativa, al tempo stesso, egli non dovrebbe tuttavia dimenticare l’eventualità, rarissima per verità, ma pur sempre possibile, della conversione vera, ove sinceramente esercitata e verificata nei fatti.

Il monito “siate santi” non fa riferimento a comportamenti straordinari, ma a un’ordinaria e ordinata attitudine della mente e della volontà della persona umana. Ecco pèrché l’operazione Erzelli non ha convinto e continua a non convincere chi abbia davvero a cuore i giovani di Genova e della Liguria.