Sequestri preventivi per circa 10 milioni di euro: è l'esito del blitz della Dia e della polizia di Savona scattato all'alba di questa mattina. NEl mirino le attività riconducibili a Pietro, Francesco e Donato Fotia e a Remo Casanova. Il provvedimento riguarda tre aziende (Scavo-Ter srl, Pdf srl e Seleni srl), impegnate nella realizzazione di appalti pubblici e movimentazione terra. Gli indagati sono accusati di intestazione fittizia di beni.
Avevano messo le mani su cantieri a Genova e anche a Milano i fratelli Pietro, Francesco e Donato Fotia. Le indagini erano scaturite dai controlli sui lavori nel torrente Polcevera a Genova nei quali operavano le società a responsabilità limitata Scavoter e Pdf.
Gli investigatori sono riusciti a risalire ai veri aggiudicatari del subappalto: i fratelli Fotia avevano creato nuove società intestandole a prestanome ma di fatto gestendole in prima persona. Tra i lavori che avevano cercato di aggiudicarsi, anche alcune opere commissionate dalla Bicocca di Milano.
“L’attività che ha concluso la Direzione investigativa antimafia di Genova ha visto al centro un gruppo imprenditoriale molto noto e particolarmente importante, che agisce non solo in provincia di Savona ma su tutto il territorio ligure e anche fuori dai confini regionali”. Lo ha detto a Primocanale il colonnello Sandro Sandulli della Dia di Genova.
“Abbiamo iniziato questa attività attraverso il monitoraggio nei cantieri, che è una prerogativa della Direzione nazionale antimafia”, ha aggiunto il colonnello Sandulli. “Abbiamo monitorato un cantiere a Genova sul torrente Polcevera e abbiamo notato la partecipazione di mezzi di queste società che dovevano essere interdette dai lavori pubblici. Approfondendo e migliorando gli accertamenti, ci siamo resi conto che di fatto avevano ceduto le quote delle società a terze persone e che però i fratelli Fotia continuavano a gestirle”, ha spiegato il colonnello.
“Parliamo di subappalti e i fratelli Fotia, originari della zona di Africo (Rc), sono espressione al Nord della cosca Abbruzzaniti-Morabito-Palamara, che è egemone proprio sul territorio di Africo e sul suo circondario. È una delle cosche più forti dell’intero mandamento ionico”, ha continuato il colonnello Sandulli. “Sono circostanze che continuano a rafforzare la convinzione che sono diverse le strutture presenti sul territorio ligure riconducibili alla ‘ndrangheta. Sono strutture che sono operative ormai da decenni e che hanno assunto vesti più sofisticate rispetto alla semplice gestione di affari illeciti”.
cronaca
Blitz anti 'ndrangheta, sequestri per 10 milioni
Nel mirino tre aziende edili
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