cronaca

Lalla a Primocanale: "Mi è sembrato doveroso"
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L'ex procuratore capo della Repubblica di Genova Francesco Lalla ha rimesso nelle mani del presidente del Consiglio regionale il mandato d'incarico a difensore civico dopo la pubblicazione di notizie che lo indicano come coinvolto nelle indagini sull'ex presidente di Carige Giovanni Berneschi. Lalla ha detto di "non essere indagato" e che l'episodio descritto in cui avrebbe caldeggiato con Berneschi l'assunzione di una parente è falso. In un’intervista a Primocanale, l'ex procuratore capo della Repubblica di Genova ha spiegato le ragioni di questa decisione.

Partiamo dalla questione del mandato, Lalla perché questa scelta?

“Il modo in cui è stata data pubblicità a questo semplice fatto, un’annotazione che è stata trovata nelle carte di Berneschi, poteva far sembrare un coinvolgimento a vicende che mi vedono invece del tutto estraneo. Lo scandalo Carige è un’altra cosa, riguarda altre persone. C’è stato un semplice colloquio con Berneschi, nel quale ho avuto la debolezza di dire: “Avete scelto mia nuora per un certo incarico, avete fatto una buona scelta perché è una persona professionalmente preparata”.

Lei ha avuto questo colloquio quando era procuratore della repubblica?

“Si, ma l’ho detto in un momento in cui il dottor Berneschi non aveva alcun accertamento giudiziario in corso presso la Procura della Repubblica di Genova. Gli accertamenti sono nati, non da denunce private e neanche da iniziative giudiziarie, ma dalle visite ispettive della Banca d’Italia. Ma molti anno dopo, quando io ero già andato in pensione”.

Dunque in quella uscita non c’è stata una raccomandazione ma un semplice compiacimento?

“Esatto. Mia nuora aveva già un lavoro e non cercava lavoro. Aveva saputo che la Carige aveva un incarico da affidarle e si era mostrata interessata. Dopo essere andata a vedere di cosa si trattasse, aveva deciso di non accettare e ha continuato a mantenere il lavoro che aveva già prima. Era già dirigente di una grossa società di revisione contabile, non aveva nessun bisogno delle mie segnalazioni”.

Lei non risulta indagato per quella frase, per quanto è stato compiuto un accertamento.

“E’ lo stesso giornale che all’interno dice che non sono indagato. Tra l’altro, non vedeo per cosa potrei essere indagato”.

Però rimette comunque il mandato?

“Mi è sembrato doveroso, perché rivesto una funzione pubblica. L’opinione pubblica ha letto questa locandina che era davanti a tutte le edicole di Genova. Una locandina pesantissima vista da tutti, anche da chi non compra il giornale”.

Adesso lei ha rimesso il mandato al presidente del Consiglio regionale Boffa.

“Tutto questo ha creato una forte lesione all’immagine della mia reputazione e credo che io non possa rimanere indifferente di fronte a una cosa del genere. I cittadini che vengono davanti a me non devono pensare che sia quello dello scandalo Carige. È giusto che i cittadini sappiano che chi mi ha dato l’incarico ha ancora fiducia in me”.

Se non le venisse riconfermata la fiducia?

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