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Uno degli aspetti più avvilenti all’interno della maxi-inchiesta sulle presunte tangenti per le Grandi Opere (Terzo Valico in primo piano) è l’atteggiamento del docente universitario di Architettura chiamato in causa nei confronti dell’Università e dei suoi studenti.

In una intercettazione pubblicata dai giornali il professore in questione risponderebbe a un suo interlocutore di “fottersene” della lezione. Quindi di “fottersene” (usiamo volutamente l’alto eloquio accademico dell’illustre docente) dell’Ateneo che gli corrisponde (da quanto?) uno stipendio perché trasferisca il suo sapere ai discenti. Di “fottersene” (ripetiamo l’aulico linguaggio del Chiarissimo) anche degli studenti che, pagando alte tasse universitarie pretendono che venga loro corrisposta una adeguata lezione.

L’intercettazione dovrebbe far molto riflettere i politici regionali e i vertici dell’Ateneo. Questi ultimi farebbero bene a verificare con la massima severità i comportamenti dei docenti che prestano anche libera attività professionale per controllare se tale attività (l’”Ad Fottendum”) non venga a danneggiare il loro dovere di servitori dell’Università.

Dovrebbero anche far riflettere quei consiglieri regionali che hanno deciso con un voto incredibile di consentire ai primari del servizio sanitario nazionale di svolgere anche attività di libera professione, per verificare che non ci sia qualcuno che, magari, seguendo l’alto esempio dell’Architetto, se ne “fotte” del servizio pubblico a vantaggio della professione negli studi privati.

Il concetto del “fottersi” spiega nel panorama della vita italiana molte scelte fatte negli ultimi tempi. “Fottere, fottersi” con annessi e connessi, al di là dell’interpretazione linguistica strettamente sessuale, è diventata una filosofia dell’agire politico e alto-burocratico di cui speriamo i cittadini elettori tengano conto quando saranno chiamati alle urne. Magari decidendo di applicare in concreto tale concetto filosofico mandando i candidati a “farsi fottere”.