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La campagna elettorale vede in campo quattro candidati, che si affrontano secondo dinamiche lontane dai bisogni dei liguri, cioè senza un confronto di merito sui temi più sentiti. Un solo esempio: nel silenzio generale, anche dei candidati, il Consiglio Regionale ha approvato, pochi giorni fa, la nuova legge urbanistica. “Abbiamo cancellato la nozione di espansione edilizia, in quanto solo marginalmente e in condizioni di sicurezza idrogeologica sono consentiti interventi di completamento delle aree urbane esistenti”, ha dichiarato l’assessore Cascino.

Ma è veramente così? In realtà potevano essere introdotte nella legge misure davvero innovative dal punto di vista della riduzione del consumo di suolo, così come proposto dalle associazioni ambientaliste e di difesa del paesaggio e dal consigliere Benzi, ma sono state tutte bocciate dal “partito unico della regione”: l’introduzione di vincoli di inedificabilità assoluta nelle aree a rischio idrogeologico, in quelle costiere poste a meno di 500 metri dal mare ancora libere da edificazioni, in quelle poste a 100 metri dai principali fiumi e torrenti; così come la previsione di interventi insediativi e infrastrutturali solo nell’ambito del territorio urbanizzato, analogamente a quanto previsto dalla legge regionale toscana, anch’essa approvata in questi giorni.

Mancano, inoltre, come ha rilevato il circolo di Genova di “Libertà e Giustizia”, sia misure capaci di salvaguardare e tutelare i territori non urbanizzati , sia mezzi e modalità per agevolare la rigenerazione urbana, che significa creare lavoro e ridurre nel contempo il consumo di suolo. Solo con queste radicali modifiche la “nozione di espansione edilizia” sarebbe stata davvero cancellata: ma ci si è ben guardati dal farlo.

Eppure il dissesto idrogeologico riguarda il 98% dei Comuni liguri. E negli ultimi due decenni il 63% del totale della nostra costa è stato modificato da interventi edilizi. Sono i temi più scottanti in Liguria, direi drammatici. Lo scontro non è tra il partito dello sviluppo e il partito del no, come recita la propaganda del sistema dominante, ma tra una politica ancorata agli interessi privati e una politica che assume come proprio punto di vista gli interessi collettivi e i bisogni della cittadinanza; e dunque tra un modello di sviluppo ormai sterile e autodistruttivo e un modello diverso e innovativo perché capace di tenere insieme lavoro, ambiente e salute.

La lezione della legge urbanistica, approvata senza un vero confronto politico e una discussione pubblica, ci insegna che bisognerebbe evitare una campagna elettorale a senso unico, dall’alto verso il basso, con i candidati che fanno chiacchiere e lanciano slogan generici e i cittadini ridotti a spettatori. Ne servirebbe una bifronte, con i cittadini e le associazioni che fanno proposte precise e chiedono impegni concreti: niente impegni niente voto.

Il voto è uno strumento di influenza democratica che va usato con grande intelligenza, indirizzandolo verso le soluzioni ai grandi problemi della nostra terra. Così si è fatto in Toscana: la sudatissima approvazione della legge urbanistica è anche e soprattutto il frutto di una straordinaria mobilitazione culturale e sociale. Diamoci da fare, altrimenti le cose peggiori continueranno a passarci tutte sopra la testa. E “sviluppo” continuerà a essere sinonimo di “cemento”.