Il post pubblicato risale al 9 aprile, due giorni dopo la sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo che ha condannato l'Italia per il massacro avvenuto la notte del 21 luglio: l'irruzione alla Diaz, ha scritto la Corte, "deve essere qualificato come tortura". Il post è stato rilanciato anche su Twitter assieme ad un altro del giorno successivo nel quale Fabio Tortosa sostiene tra l'altro che al di là della verità processuale "esiste la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla".
AVVIATI ACCERTAMENTI - "In relazione al post pubblicato recentemente sul social network Facebook da un profilo apparentemente riferibile ad un operatore di Polizia - sottolinea la Polizia - il Dipartimento della Pubblica Sicurezza precisa che sono stati già avviati gli accertamenti relativi alla effettiva paternità delle dichiarazioni contenute". "Laddove effettivamente dovesse trovarsi conferma che le stesse sono state opera di un appartenente alla Polizia di Stato - conclude il Dipartimento - si avvieranno le conseguenti procedure disciplinari, laddove l'autorità giudiziaria non dovesse ravvisare profili di rilevanza penale".
NUOVE DICHIARAZIONI - "Non confermo niente perché non so neanche qual è la critica: sono stato chiamato a un'operazione di ordine pubblico alla quale sono intervenuto": "per quella che è stata la nostra realtà operativa, non è successo nulla di quanto sta emergendo erroneamente in questo periodo". Così, Fabio Tortosa si difende intervistato da Radio Capital.
"Io non sono stato minimamente coinvolto da alcuna attività giudiziaria, non ho commesso reati", aggiunge rispondendo all'intervistatore, che incalza: "Ma lì c'è stato un massacro, questo lo possiamo dire". "Sì - risponde Tortosa -, non operato né da me né dalle persone che erano al mio contatto visivo". Alla domanda se dire "io ci rientrerei" possa sembrare avallare quel che è successo lì dentro, Tortosa risponde: "No, assolutamente no, per quella che è stata la nostra realtà operativa, non è successo nulla di quanto sta emergendo erroneamente in questo periodo".
E ancora: "Se persone sono state picchiate, al di fuori delle norme di legge, io non ne ho contezza: lì - racconta - abbiamo fatto sì che tutte le persone venissero ammucchiate nella palestra, dopo di che siamo immediatamente usciti e siamo stati radunati sul piazzale. Quello che poi ci è stato imputato, è una realtà processuale che non corrisponde alla realtà". "I miei superiori - conclude - hanno ampiamente relazionato presso il tribunale di Genova"
IL COMMENTO
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