
Dopo una serie di indagini, la polizia l'ha denunciata per atti persecutori gravi e ripetuti. In casa della donna sono state trovate centinaia di lettere e buste pronte per essere spedite e un elenco delle persone da 'contattare'. L’indagine ha avuto inizio nel settembre dello scorso anno quando la vittima, una studentessa universitaria, si è presentata con la sua migliore amica in Questura per sporgere denuncia, producendo una voluminosa raccolta di missive anonime dai contenuti offensivi. Le lettere contenevano foto e frasi ingiuriose, alcune quasi infantili, rivolte alla studentessa ed erano state inviate sia a lei che ai suoi amici e conoscenti.
La querela nei confronti dell’anonimo è stata raccolta dall’Ufficio Atti Persecutori della Divisione Polizia Anticrimine, a cui la ragazza ha continuato a consegnare settimanalmente, a partire dal mese di dicembre, altre lettere ricevute dai suoi amici, il cui contenuto era ben presto passato dalle offese alle minacce di ripercussioni per chi l’avesse frequentata, in un’escalation di aggressività e di odio che aveva trasformato l’autore di quello che all’inizio poteva sembrare uno scherzo di cattivo gusto in un vero e proprio persecutore, capace di coinvolgere nel suo piano decine di persone che per vario motivo, amicizia, studio o lavoro, avevano contatti con la vittima.
Gli investigatori hanno ascoltato a lungo la studentessa ed esaminato il modus operandi del persecutore, il cui obiettivo sembrava quello di isolare la ragazza dagli amici e rovinarle l’immagine. Si è così potuto accertare che il molestatore sceglieva i destinatari delle sue missive depredando la rubrica personale degli amici presente sul profilo facebook della vittima. Una volta raccolti i nominativi, telefonava sistematicamente a tutte le persone con lo stesso cognome presenti negli elenchi telefonici, fino ad individuare per esclusione l’indirizzo a cui spedire le missive diffamatorie.
Quando la vittima ha bloccato il profilo facebook l’anonimo stalker l’ha colpita in maniera indiretta, inserendo il numero di cellulare della sua migliore amica in un giro di contatti su siti di argomento pornografico, che pubblicizzano incontri di carattere sessuale. L’attività investigativa è nel frattempo proseguita con l’analisi incrociata dei tabulati relativi alle telefonate ricevute delle persone destinatarie della posta diffamatoria, consentendo di risalire ad un’utenza fissa. È così che gli investigatori sono giunti all’identità della 23enne denunciata, scoprendo che era stata per un solo anno, in prima superiore, compagna di classe della vittima. Dal racconto di quest’ultima hanno inoltre appreso che la giovane aveva vissuto quell’esperienza scolastica con un sentimento di persecuzione, sentendosi rifiutata dal gruppo, e aveva per questo motivo deciso di cambiare scuola.
Ritenendo che quella potesse essere la vicenda che aveva fatto maturare nella ragazza il desiderio di vendetta, portato a compimento a distanza di anni, i poliziotti hanno eseguito presso l’abitazione della 23enne una perquisizione delegata dal Pubblico Ministero, rinvenendo materiale, sia cartaceo che informatico, che ha consentito di documentare come l’autrice delle missive anonime fosse proprio lei.
In particolare la Polizia ha rinvenuto e sequestrato alcune buste, già affrancate e pronte per la spedizione, contenenti lettere e foto dello stesso tenore, nonché appunti inneggianti allo stalking, numerosissimi contatti telefonici e centinaia di fogli manoscritti in cui la ragazza aveva indicato i nominativi delle persone perseguitate negli anni e, in alcune circostanze, gli obiettivi da raggiungere e gli effetti che il suo comportamento persecutorio aveva provocato nelle vittime.
Il quadro che è emerso ha evidenziato una propensione agli atti persecutori condotta in modo professionale, colpendo in maniera seriale ed ossessiva chi riteneva l’avesse danneggiata o rifiutata. La posizione della giovane, deferita alla Procura della Repubblica di Genova per i reati su indicati, è tuttora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria.
IL COMMENTO
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