Una penisola con quasi 8mila chilometri di coste, attraversata da 4 corridoi europei TEN-T e al centro delle reti marittime trans-mediterranee: sono questi i punti di forza della portualità italiana messi in evidenza dal Piano strategico nazionale della portualità e della logistica. Punti di forza che possono rappresentare un'opportunità, ma che per ora sono solo una sfida, prosegue il documento redatto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che Primocanale è in grado di anticipare.
Troppa burocrazia nei porti
Già, perchè se geografia e rotte dei traffici marittimi metterebbero l'Italia in posizione di vantaggio, restano pesanti limiti nel sistema portuale, a partire da una burocrazia che rallenta i transiti e rende i porti veri e propri imbuti. Per spiegarlo il MIT prende ad esempio il viaggio di uno smartphone dal'Asia all'Europa. Dopo 17 giorni di navigazione, una volta arrivata in porto, ci vogliono 13 giorni perchè la merca prosegua il suo viaggio. Colpa dei procedimenti amministrativi, della lentezza dei controlli, dello scarso coordinamento fraamministrazioni e dell'inaffidabilità delle procedure. Una situazione che il Ministero riassume così: "Inefficienza diffusa dovuta a numerose pratiche burocratiche complesse e lente".
Scarsa qualità delle infrastrutture portuali
E così i tempi di percorrenza passano da poco più di 2 settimane a un mese. A rendere il sistema poco efficiente, secondo il documento, c'è anche la scarsa qualità delle infrastrutture portuali, che vedono l'Italia al 55esimo posto mondiale per la qualità dei suoi scali, dopo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Marocco e Croazia. Il sistema, insomma, va migliorato nell'hardware e nel software, ma anch qui la strada è in salita.
Investimenti scoordinati
Sui porti bisogna investire, ma per il Ministero esiste uno "scarso coordinamento degli investimenti", visto che "Ognuna delle 24 autorità portuali decide in autononmia le priorità di investimento infrastrutturale nei porti, al di fuori di un piano nazionale e strateico, con una dispersione di risorse e di efficacia". Soldi che si dipersono in mille rivoli, e non si parla di spiccioli: "Attualmente - precisa il documento - si tratta di progetti per circa 5 miliardi di euro".
Un milione di addetti tra portualità e logistica
Molti limiti, ma anche numeri che spingono a investire in un settore, quello portuale, che pesa per il 2,6% sul PIL italiano, mentre il cluster logistico incide per ben il 14%. Nel 2014 l'export è stato di 400 miliardi di euro, con il 20% del traffico marittimo che passa per il Mediterraneo. Il documento del MIT spiega anche che sono 160mila le imprese del cluster portuale e logistico italiano, con circa 1 milione di addetti. A viaggiareè la merce, ma non solo: nel 2014 i crocieristi transitati negli scali italiani sono stati 10,4 milioni.
Cambiare rotta si può
Opportunità e limiti: da questa fotografia il Ministero dei Trasporti prende lo spunto per elencarer le 10 azioni di rilanci del sistema, partendo dalla semplificazione delle procedure e proseguendo attraverso una mggior concorrenza sulle banchine, una miglior accesibilità agli scali, l'integrazione del sistema logistico e delle attività produttive, il potenziamento delle infrastrutture, l'innovazione, la sostenibilità, la certezza dele risorse, un coordinamento nazionale e una nuova governance degli scali.
Superare le Autorità portuali
Nel documento non si fa esplicito riferimento agli accorpamenti, ma il cambio di regimen della governance dei porti resta in primo piano. Le autorità portuali diventeranno Autorità di sistemi portuali, mentre il Ministero si impegna a istituire una Direzione generale per porti e logistica. I mebri dei Comitati portuali passeranno da 336 a circa 70.
Uno sportello unico contro la burocrazia
La novità più importante, almeno nel breve termine, sarà però quella dello Sportello unico per i controlli, che farà capo all'Agenzia delle dogane. Una novità che, nelle intenzioni del Mit, bypasserà gli attuali 23 soggetti pubblici adibiti ai controlli e i 113 procedimenti amministrativi che oggi rallentano i traffici portuali. Gli altri procedimenti passeranno per uno Sportello amministrativo unico che contribuirà a diminuire al massimo la burocrazia.
Solo un libro dei sogni?
Da mesi si parla della riforma portuale e del piano per la logistica, senza che nulla si sia mosso concretamente. Il Piano della Portualià e della Logistica ha il merito di mettere nero su bianco potenzialità e limiti del sistema, ponendo degli obiettivi a corto, medio e lungo termine per superare gli ostacoli che frenano lo sviluppo. Un primo passo che che riassume le proposte e le analisi che si sono susseguite in questi mesi tra politica, operatori portuali e tecnici. Ora bisognerà trovare gli strumenti per realizzare le soluzioni individuate dal documento, sperando che il viaggio non si fermi in banchina come quello dello smartphone citato dal documento.
porti e logistica
Il Ministero dei Trasporti: "Ecco come si rilancia la portualità italiana"
Un documento evidenzia limiti e opportunità del settore
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