Ha rischiato di diventare, anche in modo postumo, un caso, quasi un problema per il Genoa. Perché Serge Gakpè la maglia rossoblù la voleva e sapeva di doverla indossare già da gennaio scorso. Ma a Nantes, dove giocava dall’estate 2012, non l’avevano presa benissimo perché comunque, il suo era un addio a parametro zero. Poi la squadra che arrivò anche in una storica semifinale di Coppa dei Campioni contro la Juventus, si è trovata anche con un altro giocatore verso la scadenza di contratto, Cissokho, ambito dal Grifone e allora apriti cielo.
Preludio a parte, per Gakpè l’esperienza genovese non era iniziata nel migliore dei modi: buoni movimenti, buona volontà a Neustift ma ancora troppo poco per essere considerato un crack. Un fastidio muscolare gli fa saltare la partita d’esordio a Palermo e poi arriva il battesimo del fuoco, a Marassi, contro il Verona di nonno gol Luca Toni. E Gakpè si dà da fare, si mette in mostra, fa movimento, dimostrando di non essere una vera e propria prima punta ma certamente un giocatore che può essere utile negli schemi di Gasperini.
Et voilà, per restare in Francia, arriva anche il primo gol, al minuto 76, con un colpo di testa su cross del general Rincon. Festa sotto la Nord, Gakpè si presenta e non è più un oggetto misterioso. Ora dovrà confermarsi, è chiaro, da queste parti tutti sperano in un Iago Falque bis, arrivato nella penombra e diventato una stella stra lucente. Ma il ragazzo togolese di Bondy vuole essere soprattutto se stesso e dimostrare che, dopo oltre 250 partite in Francia, l’Italia può essere davvero la sua terra promessa.
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Genoa: Gakpè, l'ex oggetto misterioso
Il togolese su presenta al popolo rossoblù
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