cultura

Il lungometraggio di Gaudino ultimo film italiano in concorso
2 minuti e 21 secondi di lettura
Non è una gran vita, quella di Anna. Quarant'anni, vive a Napoli ma forse, a giudicare dai demoni con cui è costretta a coesistere, è già all’inferno. Una volta bambina spavalda e coraggiosa che si è sobbarcata quattro anni di riformatorio per coprire le malefatte del fratello maggiore, oggi è una donna sensibile ma ignava e fin troppo tollerante, prigioniera dei doveri familiari, della convivenza forzata con un marito che non ama più e che ha scoperto essere legato alla criminalità e del rapporto viscerale che ha con i tre figli, uno dei quali sordomuto.

Tutto questo ha fatto sì che la sua vita si spegnesse lentamente, fino a convincersi di essere una "cosa da niente". Un'esistenza così grigia che non vede più i colori, benché sul lavoro - fa la suggeritrice in uno studio televisivo, trascrivendo e ricordando le battute agli attori - sia apprezzata e amata. Ha perfino smesso di accorgersi di quello che davvero accade nella sua famiglia, preferendo non prendere posizione, sospendendosi tra Bene e Male.

Raccontando la storia di Anna, diciotto anni dopo 'Giro di lune tra terra e mare' presentato anche questo al Lido, Giuseppe Gaudino con 'Per amor vostro' (ultimo film italiano in concorso, ma anche ultimo film in lotta per il Leone d'oro tout court) gira il suo secondo lungometraggio che per affrontare il tema del sentirsi inadeguati al proprio tempo si affida a grandi contrasti: luce accecante, cieli e paesaggi solari, ma anche ombre cupe e profonde che dal sottosuolo alimentano e mettono in risalto la forza della luce, utilizzando il bianco e nero nella quotidianità e il colore per lo più nell'infanzia e nelle fantasie/incubi di Anna come se la fatica di vivere le avesse tolto, crescendo, tutti i toni della vita. Gioco di finzioni e di menzone dove la musica assume un ruolo fondamentale diventando qua e là una sorta di 'coro' alla maniera delle tragedie greche, 'Per amor vostro' è un film imperfetto ma vivo, che ha il suo limite nell'essere un po’ troppo prevedibile in certi snodi narrativi e che funziona quando rimane nei limiti stretti del realismo, deludendo invece quando all'improvviso Gaudino inserisce toni onirici che stonano con il pregresso della narrazione.

Il tutto nel segno di Valeria Golino che vive ogni cosa in prima persona tra il cielo da cartolina che si distende sopra il Golfo di Napoli e il Vesuvio e il ribollire dei suoi sotterranei e che Gaudino segue dall'inizio alla fine, senza pause né incertezze. In questo concorso ci sono altre ottime interpretazioni (dalla Alicia Vikander di 'The danish girl' alla Catherine Frot di 'Marguerite') ma anche lei si è messa a ruota lanciando la volata finale per la Coppa Volpi che andrà alla migliore attrice.