cronaca

Dopo la chiusura di una sezione di un asilo nido
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E' caos a Imperia per la chiusura di una sezione di un asilo nido. Il Comune ha, infatti, deciso di ricollocare le educatrici di quella struttura in altre scuole, dando il via a un valzer del personale di sostegno. Una decisione che non piace ai genitori di 15 bambini e ragazzi che hanno visto sostituire educatrici con le quali avevano anni di rapporti alle spalle. Si tratta di alunni con disabilità e ritardi anche gravissimi.

A denunciare il proprio disagio è in particolare la famiglia di Milena (nome di fantasia), una ragazza con sindrome di Down con tratti autistici, ipovedente e con importanti problemi cognitivi. “L’anno scorso nostra figlia – racconta il papà- ha cominciato la prima classe della Scuola Secondaria presso la Boine di Imperia. Per il fondamentale principio della continuità cui i bambini disabili hanno diritto, ha mantenuto l’affiancamento con la stessa educatrice comunale, Sonia (nome di fantasia) che l’accompagnava dall’ultimo anno della Scuola d’Infanzia".

Questo sarebbe stato l’ottavo anno insieme per Milena e Sonia, un rapporto consolidato su cui costruire il futuro scolastico cui ogni ragazzo ha diritto. Ma pochi giorni fa la doccia fredda: “Il 10 settembre – continua il papà di Milena- a quattro giorni dall’inizio dell’anno scolastico, noi insieme ad altri genitori veniamo a sapere, senza alcuna comunicazione da parte della scuola o dell’ufficio scuola del comune, che le educatrici di sostegno che sino a oggi hanno affiancato i nostri ragazzi, saranno sostituite dal personale di una sezione di un asilo nido di Imperia che per varie motivazioni verrà chiuso".

"Ovviamente non abbiamo nessun motivo di dubitare della professionalità del personale di questo nido", aggiunge il genitore. "Ma a mia figlia serve la sua educatrice, che l’accompagna da anni, conosce bene il suo vissuto, le sue difficoltà, ha trovato i canali giusti per interagire con lei, sa come lavorare in base alle potenzialità di Milena. Qualsiasi cambiamento nel progetto educativo di un bambino (disabile o meno) andrebbe perlomeno condiviso con la famiglia. A maggior ragione quando ci sono problematiche relazionali, la conseguenza di un simile terremoto, la sostituzione come nulla fosse della figura di riferimento, può causare regressioni tali da rendere inutili sforzi fatti per anni. Solo chi ha un figlio disabile può capire l’importanza e la necessità di dare continuità alle figure educative che ruotano intorno a loro!”.

“Non resteremo certo passivi e inerti di fronte a queste decisioni – conclude il papà di Milena-, e insieme agli altri genitori che avranno il coraggio di difendere i propri figli utilizzeremo tutti gli strumenti legali necessari affinchè la situazione si sblocchi. Abbiamo già contatato la sede locale dell’A.GE. (Associazione Genitori) per informarli della situazione, in modo tale che A.GE. possa essere un supporto per tutte le famiglie a Imperia nella nostra stessa situazione, anche quelle che volessero restare nell’anonimato”.