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Premiato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes
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Un ex combattente di un gruppo militante nazionalista Tamil, per fuggire alla guerra civile nello Sri Lanka e ottenere asilo politico in Europa finge di avere una famiglia portando con sé una donna e una bambina, entrambe a lui completamente sconosciute. I tre si rifugiano a Parigi dove l’uomo, che in Francia spera di costruirsi una nuova vita, trova lavoro come guardiano in una serie di condomini alla periferia della città. Le cose però non andranno come spera dal momento che dovrà scontrarsi con la violenza quotidiana della banlieu e cercare di proteggere al meglio la sua nuova famiglia.

È con questa vicenda che Jacques Audiard, il regista de ‘Il profeta’ e di ‘Una sapore di ruggine e ossa’, ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes del maggio scorso, una pellicola, ‘Deephan - Una nuova vita’, parzialmente ispirata alle ‘Lettere persiane' di Montesquieu, romanzo epistolare nel quale attraverso le impressioni di alcuni immaginari visitatori provenienti dalla Persia la mentalità e le istituzioni della civiltà francese e in generale europea contemporanea all’autore venivano descritte in maniera grottesca e sarcastica.

In effetti il tema qui è sostanzialmente lo stesso, quello di un gruppo di persone che viene da lontano e scopre la Francia ma con una differenza sostanziale, ovvero che l’ironia e l’umorismo di Montesquieu sono sostituiti dalla paura e dalla rabbia, peraltro carburanti abituali dei film di Audiard che qui decide di sfruttare il thriller per raccontare un fenomeno sociale: il destino di persone in fuga che arrivano in luoghi dove il significato della parola ospitalità è stato completamente dimenticato.

Così per il protagonista la guerra civile che ha lasciato nel suo paese viene sostituita dalle sparatorie tra gli spacciatori e dai cadaveri abbandonati nei cortili, costretto di nuovo ad annusare l’odore della morte. E come già era accaduto in ‘Un sapore di ruggine e ossa’, individui apparentemente estranei tra loro impareranno a proteggersi a vicenda, finendo per diventare una vera famiglia, in una relazione fittizia nata dalla necessità e dal caso che si trasforma – investendo con fatica sentimenti ed emozioni – in qualcosa che unisce dal profondo. Un film che emoziona per la sua carica emotiva, convincente anche grazie alla naturalezza della recitazione dei suoi interpreti, e specialmente del protagonista, Jesuthasan Antonythasan, che dai 16 ai 19 anni ha prestato davvero servizio per la milizia delle Tigri Tamil, decidendo poi di scappare in Francia, dove è diventato scrittore.