La Liguria ha un’elevata produzione di rifiuti pro capite. Un dato superiore del 14% rispetto alla media nazionale. E la presenza turistica nei comuni costieri incide per oltre il 30,3%. Nonostante questi dati, la relazione presentata dai senatori Compagnone e Morgoni sottolinea la “persistenza di una situazione arcaica”. Un giudizio pesante nei modi e nei termini espresso in base alla relazione trasmessa alla Commissione nel dicembre 2014 dall’allora governatore Claudio Burlando.
La relazione sulla regione Liguria approvata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sintetizza un’attività d'indagine durata diversi mesi, con specifiche missioni in tutte le province liguri e decine di audizioni. Un documento che boccia 10 anni di governo a trazione burlandiana a partire dalle “strutture tecnologicamente avanzate che avrebbero dovuto risolvere il problema ma che non sono state realizzate, lasciando esposto il territorio a più livelli di illiceità, solo in parte scoperti e comunque da temere”.
Il risultato del malgoverno decennale dei rifiuti in Liguria si traduce con oneri in bolletta pesanti. “La Liguria nel 2013 è stata indicata dell’Ispra come regione in cui il costo pro capite per gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti era tra i più alti in Italia” con una spesa di circa 201 euro per abitante per anno. Un tema per cui si sono già tese le antenne della sezione di controllo della Corte dei Conti. La raccolta differenziata in Liguria è ancora lontana da un risultato accettabile, commenta la Commissione d'inchiesta. “Gli ultimi dati disponibili di fonte Regione Liguria indicano nel 2014, per i comuni maggiori delle percentuali ancora largamente inferiori agli obiettivi comunitari e nazionali”.
Anche gli impianti per la depurazione delle acque non godono di ottima salute, se è vero che nel report viene sottolineato che “ne risultano conformi 40” su 71: solo poco più della metà. Con impianti “non autorizzati nelle more dell’adeguamento previsto, mentre altri adeguati sono in attesa dell’emanazione del provvedimento autorizzativo”. Negli anni tra il 2010 e il 2014 in Liguria sono state denunciate dalle forze di polizia 651 attività illegali connesse al ciclo dei rifiuti. Nella relazione della Commissione, la Legione carabinieri Liguria segnala il rischio elevato di “permeabilità delle società che trattano rifiuti per conto dei comuni, sia per le possibili infiltrazioni di stampo mafioso, sia per i fatti corruttivi altrettanto dannosi”.
In cima alla lista le situazioni di Genova e Imperia, ritenute le più significative. In assenza di stati di emergenza dichiarati, per i carabinieri “il costante stato emergenziale in cui si trova il settore e gli elevati interessi economici finiscono per facilitare, in presenza di procedure spesso adottate in via d’urgenza, la gestione non del tutto trasparente degli appalti”. Anche le precedenti Commissioni d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti hanno affrontato il tema del sito di Pitelli, nello spezzino. “La percezione che la discarica di Pitelli abbia rappresentato il terminale fisico di una rete ramificata dedita alla gestione talora illecita di rifiuti industriali e pericolosi ha attraversato per un ventennio anche il sentire comune”. E l’analisi dei dati dell’attuale situazione ambientale lo conferma.
Camion di rifiuti scorrazzano da una parte all’altra della Liguria. Situazioni che sono arrivate a un punto di non ritorno. La mancanza di una strategia complessiva sulla gestione dei rifiuti nella Regione Liguria emerge da ogni pagina della relazione della Commissione.
La regione ha individuato 174 siti nelle quattro province, dei quali appena 52 sono stati dichiarati bonificati. Una situazione che espone il territorio anche a pesanti rischi ambientali. Genova resta uno dei luoghi più esposti a sprechi e malaffare per la mancanza di un vero piano di gestione dei rifiuti.
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Rifiuti, 10 anni di Burlando lasciano la Liguria "in una situazione arcaica"
Commissione d'inchiesta, allarme tra ecomafie e assenza di piani
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