Il 25 novembre è la giornata internazinale contro la violenza sulle donne. E come in tutte le ricorrenze, la data in sé diventa inutile senza atti concreti permanenti. “Lo spirito è far capire alle donne che non bisogna ricordarsi dei problemi solo il 25 novembre, ma tutto l'anno”. E Ilaria Cavo, assessore regionale alle Pari opportunità, annuncia a Primocanale, intervistata dal direttore Giuseppe Sciortino, lo stanziamento di “175mila euro per i centri antiviolenza, che sono sette sparsi in tutta la nostra Regione”. Fondi che “arriveranno ai comuni con lo scopo di formare gli operatori per far sì che le donne che contattano i centri rimangano e vengano prese in carico”.
Contro la violenza sulle donne c’è bisogno anche di un cambio di cultura?
Non è facile, il percorso è ancora molto lungo per tutti, sia per le vittime che per gli operatori sociali. Dobbiamo dirlo con molta franchezza: oggi sono più di 2mila le donne che si sono recate ai nostri sportelli antiviolenza, 2.262 per la precisione. Tuttavia bisogna ammettere che 1084 hanno fatto un primo contatto con lo sportello ma poi non si sono più recate. Ed è anche a queste donne che si rivolgono questi spot, perché a predominare è ancora la paura di essere scoperte dal coniuge. Il nostro compito è quello di intercettare questo timore. Di fatto un quarto delle donne che si rivolge allo sportello poi viene preso in carico, altre 600 hanno un colloquio approfondito. Abbiamo raccomandato ai Comuni di fare formazione agli operatori perché è proprio grazie a questo lavoro che riusciamo a mantenerle nei nostri centri.
Come state lavorando insieme alle forze di polizia?
Il modo più importante e più critico per dare sicurezza a queste donne sono i pronto soccorsi. Per questo esiste un protocollo d’intesa con le Asl, con le forze dell’ordine e anche con l’autorità giudiziaria. Inoltre c’è una sperimentazione più avanzata in Asl3 e in Asl4 dove abbiamo una struttura che intercetta le donne che raccontano più volte di essersi fatte male in modi casuali. Un grande aiuto, poi, deriva dalla rete: è chiaro che lo stretto contatto con l’autorità giudiziaria permette le denunce e quindi sviluppi che portano a procedimenti penali e maggiore garanzia per le donne. La rete, in tutto questo, permette che ci sia un contatto diretto dal pronto soccorso ai centri antiviolenza e già questo le fa sentire più al sicuro
Si dice che questa situazione riguarda particolari etnie, religioni e nazionalità. È un mito da sfatare?
Le italiane, dalle nostre statistiche, sono 5 volte tanto le straniere. Quindi non pensate che ai centri giungano solo donne sfruttate o povere. La violenza tocca tutte le fasce, anche quelle più alte. Secondo questi dati, 698 sono le donne italiane contro le 255 straniere attualmente in carico. Inoltre, un fenomeno in aumento è quello delle donne che subiscono violenze dai figli, figli che a loro volta hanno subito violenza. Il campanello d’allarme, dunque, è forte e bisogna assolutamente ascoltarlo e tenerlo sotto controllo. Un atto in più che facciamo oggi è quello di mettere in rete tutti i nostri centri di violenza: oggi, grazie alla digitalizzazione, le donne sono più tutelate e seguite.
cronaca
25 novembre, Giornata contro al violenza sulle donne. Cavo: "175mila euro per i centri di supporto"
La maggior parte delle donne coinvolte sono italiane
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