
Ma non sarà la solità lagna di chi vorrebbe un centro storico silenzioso e spento? “Noi non siamo affatto contro la movida – precisa Marina Porotto, presidente del Civ di piazza delle Erbe – ma contro la maleducazione e il degrado dei weekend dopo che sono passati i ragazzi”. Non si chiede di “non bere” – e passino pure in secondo piano le varie ordinanze in tema – ma, ad esempio, di “non urinare nei poltroni altrui” o di “non urlare sotto le finestre di chi sta riposando”. E, per ottenere questo, “basterebbe qualche divisa in più”.
Sì, perché “il regolamento c'è già, ma nessuno lo fa mai rispettare. È da quattro anni che facciamo rimostranze, ora chiediamo che venga riveduto e corretto”, ricorda la Parotto. Ma il primo passo che chiedono i commercianti è “aumentare la sorveglianza, i ragazzi non hanno una regola. Tutti sono tenuti a rispettarle”.
L'altro problema, speculare, è quello della sicurezza. Se le aree più frequentate sono ostaggio dell'inciviltà, basta svoltare l'angolo in un vicoletto senza negozi per trovarsi nel regno del microcrimine. “In vico Biscotti, a parte noi e il CeSto ci sono solo incuria e degrado. Forse, passasse qualche divisa in più, sarebbe un deterrente”, continua Marina Porotto. “I controlli li fanno, sì. Li fanno su noi commercianti, che siamo virtuosi, così è facile perché non hanno nulla da controllare”.
E così, mentre i pochi coraggiosi non mollano la presa e mantengono i presidi, persino i minimarket di indiani e pakistani iniziano a chiudere dopo una certa ora. E si riapre il dibattito su quanto sia buona e salutare alla città una movida come questa.
IL COMMENTO
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Che brutta quella piazza cerniera che doveva salvare il centro storico