
Una partita che, almeno nel primo tempo, gli uomini di Gasperini non meritavano di perdere. Non è stato il calcio champagne che ci si aspetterebbe dal mister rossoblù, ma un segnale di ripresa si intravvedeva.
Il modulo è un 4-5-1 con Gakpè punta centrale. A centrocampo giocano Tachtsidis, Ntcham e Rincon. Il Grifone macina soprattutto sulla sinistra, con una serie di scambi Laxalt-Capel che non vengono concretizzati. I giallorossi giocano duro: Nainggolan, Pjanic e Fiorenzi finiscono sul taccuino di Gervasoni. Il Genoa sembra reggere i colpi delle incursioni romaniste. Finché Florenzi, a qualche minuto dall'intervallo, si avventa su una palla svirgolata da Munoz e sigla il vantaggio.
La ripresa suggerisce a Gasperini di cambiare qualcosa. L'attacco non carbura, e allora dentro Lazovic per Capel, si passa alle due punte con Ntcham trequartista. L'inizio del secondo tempo offre una carrellata di palle gol: prima Salah galoppa dalla fascia all'area di rigore mancando la porta, poi Lazovic si inventa un tiro fenomenale che impatta sui guantoni di Szczesny. Quindi tocca a Gervinho, in posizione incredibilmente regolare, ceffare la deviazione su tiro-cross di Florenzi.
Il Gasp si gioca anche la carta Pandev (esce Ansaldi) e si torna al 3-4-3. Ma la manovrà rossoblù è impacciata, Pandev è un fantasma e Gakpè dà il peggio di sé. Laxalt si fa vedere in posizione centrale ma non ne azzecca una. Tachtsidis riceve un pestone da Nainggolan (non sanzionato) e lascia il posto a Cissokho. Al 29' Dzeko reclama per un rigore inesistente e incassa il rosso per proteste. La superiorità numerica non giova al Genoa. Il sigillo lo mette Sadiq, subentrato a Salah, lasciato solo da tutta la difesa.
La Roma pone un rammendo sulla crisi e lascia il Genoa ancora una volta a bocca asciutta. La sensazione è quella che, per ogni passetto avanti, la squadra ne faccia tre indietro. Ora concentrazione al massimo in vista del derby, una partita che potrebbe assumere valore anche in chiave salvezza.
IL COMMENTO
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