Interrogatorio in carcere domattina per i tre libici arrestati domenica sera mentre sbarcavano a Genova da Tunisi con auto identiche rubate e trovati in possesso di foto inneggianti all'Isis.
Il pm Pier Carlo Di Gennaro ha inoltrato al giudice la richiesta di convalida dell'arresto e di applicazione della misura cautelare in carcere.
Secondo il pubblico ministero, i tre, che si trovano rinchiusi a Marassi, devono restare in carcere perché ci sarebbero "aspetti di potenziale contiguità con gruppi terroristici internazionali" e i libici "potrebbero essere finanziatori e fiancheggiatori di cellule terroristiche".
Intanto si cercano uno o più complici presenti a Genova: secondo gli inquirenti, infatti, i libici non potevano non avere una sponda a Genova, qualcuno che li aspettasse per fornire loro i documenti per le auto. Le tre Hyundai bianche, identiche, erano prive di assicurazione e senza regolari documenti di immatricolazione, per cui una volta sbarcate non avrebbero potuto mettersi in marcia e andare molto lontano. Il sospetto degli investigatori è che il contatto fosse proprio in porto o comunque non lontano dal Terminal Traghetti.
Sempre sul tema dei controlli anti terrorismo continuano le indagini su due sedicenti fratelli siriani fermati il 31 dicembre all'aeroporto Cristoforo Colombo con documenti falsi.
Dalle indagini della Polizia è emerso che i due hanno alloggiato per quattro giorni a Genova in un hotel nella zona della stazione ferroviaria di Principe assieme ad altre due persone straniere, ma residenti in Italia.
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Terrorismo, libici fermati in porto: domani l'interrogatorio
Per il pm "devono restare in carcere"
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