L'Università di Genova studia coi pompieri un'app per le emergenze

Una dettagliata topografia del territorio e una serie di app e software per dispositivi mobili. È il progetto studiato dall'Università di Genova apposta per i vigili del fuoco, sempre in prima linea nella gestione dei soccorsi durante le catastrofi naturali. Una metodologia che viene sperimentata per la prima volta in Liguria, grazie a una collaborazione inedita tra la Scuola Politecnica dell'ateneo e il comando provinciale dei pompieri,

Il progetto predispone app con mappe e fotografie in tempo reale per orientare i soccorsi durante gli interventi. Una collaborazione concretizzata in una serie di incontri tra vigili del fuoco, docenti e ricercatori dell'università. "Sono state illustrate le potenzialità dei sistemi informativi computerizzati basati su dati geografici GIS, open source - spiega Gerardo Brancucci, docente del Dipartimento di Scienze per l'Architettura dell'Università di Genova, che ha coordinato il progetto assieme all'ingegner Francesco Filippone del comando provinciale dei vigili del fuoco - A questi seguiranno altri seminari in cui si programmeranno i sistemi in modo da creare applicazioni 'personalizzate' per trasmettere dati a un centro di controllo".

In prima linea ci sono i pompieri specializzati Tas (Tecniche topografiche applicate al soccorso), in grado di redigere mappe tematiche utili durante i soccorsi. Per esempio, grazie a queste tecnologie si può radiolocalizzare in tempo reale uomini e mezzi sui punti dell'emergenza. "Ora mettiamo a punto una catena con l'acquisizione e la sistemazione delle informazioni pregresse in possesso dei vigili del fuoco - prosegue Brancucci - integrate con quelle in divenire su un'unica base informatica. Si personalizzeranno al massimo gli applicativi fornendo ai vigili del fuoco gli strumenti perché possano realizzare quello che serve a loro. Via via che le informazioni arriveranno al centro di coordinamento si potranno orientare i soccorsi o gestire le emergenze in modo più mirato potendo anche ritrasmettere le informazioni sui dispositivi degli operatori".

Seguirà una fase sperimentale dopo la quale "si spera si possa accedere ad un finanziamento per ampliare il tutto, perché no, anche su scala nazionale", commentano i responsabili del Dipartimento Scienze per l'Architettura".