cronaca

Le parole di Marzia Corini valgono come una confessione
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"Hai capito che se io non avessi sedato Marco in quel giorno lui non sarebbe morto? Lui è morto perché io l'ho sedato. Non sarebbe mai morto in quel giorno, né il giorno dopo, né dopo una settimana. Non ce la faceva più a stare male".

Le conversazioni intercettate dai Carabinieri della Spezia che indagano sulla morte dell’avvocato Marco Corini sono la confessione che, forse, gli stessi inquienti non si aspettavano in quei termini. A parlare è Marzia Corini, medico anestesista, sorella del noto penalista spezzino, morto il 25 settembre scorso dopo una dose letale di sedativo. Marzia confessa quello che è accaduto all’amica Susanna. È il 21 gennaio. I pm del tribunale della Spezia mettono insieme i tasselli.

Il 18 settembre era stato redatto da Marzia Corini un testamento, sottoscritto dal fratello Marco, forse in stato confusionale: un milione di euro è destinato proprio alla sorella. Altre somme ingenti, tra cui 400 mila euro all’avvocato Giuliana Feliciani. Proprio quest’ultima, che per 15 anni ha lavorato al fianco di Corini, cancellò l’appuntamento con il notaio che la vittima aveva preso per redigere un nuovo testamento. Pochi giorni prima la convivente di Corini, Isabeu, aveva scoperto che il testamento olografo precedentemente scritto era sparito. Secondo le ricostruzioni era lei la destinataria di gran parte dei beni del penalista spezzino.

C’è poi un’altra confessione, per certi versi ancora più drammatica della sorella che si trova agli arresti domiciliari. In quelle conversazioni racconta che allo stesso modo aveva tolto la vita anche a suo padre: "Con Marco io non ho rimorsi. Quello di mio padre è stato centomila volte peggio. Poi ho chiamato il medico a fare una consulenza perché ho visto quella str****. Non mi piaceva come stava guardando quello che stava succedendo. Me la sentivo scivolare che mi avrebbe denunciato per omicidio".