
Secondo i dati, presentati nel report Cgil "La Liguria e il Lavoro" gli occupati, dopo 3 anni di cali, arrivano a 612 mila unità, 13mila in più rispetto all'anno precedente ma "il merito non è né degli incentivi economici alle imprese, né del jobs act - spiega Marco De Silva responsabile dell'Ufficio Economico Cgil Liguria - Nell'anno dei 33 mila contratti attivati o trasformati con esonero contributivo, con i contratti a tempo indeterminato cresciuti del 64%, e 8 decreti legislativi di riforma del mercato del lavoro abbiamo questo paradosso, gli occupati dipendenti sono uguali all'anno precedente, le Partite Iva sono calate del 14,2%, le collaborazioni del 27,8%, e il saldo della natalità e mortalità delle imprese in Liguria ha segnato -166. Solamente i voucher sono cresciuti di un altro 83 per cento sfiorando i 4 milioni di buoni venduti con un impatto di almeno 12mila addetti come media annuale e quasi 60 mila lavoratori che hanno incassato almeno un voucher".
Secondo l'analisi fatta dal sindacato la crescita dell'occupazione in Liguria nel 2015 (+2.2 per cento) è il risultato di fattori contrastanti e riguarda solo il lavoro indipendente e femminile, concentrato nelle province di Genova e Spezia. Chi guadagna terreno sono i servizi che rappresentano ormai il 78.6% dell'occupazione ligure: 481mila addetti in continua crescita mentre le brutte notizie arrivano dall'industria che rappresenta ormai solo il 19.4% dell'occupazione con una profonda crisi del manifatturiero che perde altri 7mila occupati dipendenti.
Secondo Federico Vesigna segretario generale Cgil Liguria è un bene che l'occupazione torni a crescere, ma "se la risposta è il voucher, che è la nuova frontiera della precarietà, c'è poco da stare allegri. Non è questo il futuro che vorremmo per la nostra regione".
IL COMMENTO
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