Domani la puntata di Macaia sarà' "speciale", dedicata interamente alla rubrica I luoghi e la Storia che da settembre curo con Franco Manzitti, Tiziana Oberti e Alessia Bonafini. Una puntata che rievocherà' una grande, epica tragedia della marineria italiana: l'affondamento dell'Andrea Doria, avvenuto sessant'anni fa, alla fine di luglio, nell'oceano Atlantico, al largo di Nantucket.
Il più' straordinario transatlantico dell'Italia di Navigazione (la sede era a De Ferrari nell'attuale palazzo della Regione), affondo' in ventiquattr'ore, dopo essere stato speronato dallo Stockholm. Ci furono una quarantina di vittime, tutte colpite dall'impatto violentissimo con la prua rinforzata della nave norvegese. Tutti gli altri passeggeri furono salvati dalla eccezionale professionalità del comandante Calamai e dei suoi ufficiali e dalla capacità' unica dell'equipaggio. Fu una incredibile operazione di salvataggio a cui presero parte molte navi, prima fra tutte l'Ile de France.
Vi faremo vedere alcuni spezzoni di documentari e filmati che ci sono stati dati dalla Fondazione Ansaldo che si prepara a una bella mostra al Museo del mare di Genova, ma soprattutto seguirete la drammatica vicenda con la narrazione di Pierangelo Campodonico, direttore del Muma, il cui padre era proprio imbarcato sul transatlantico.
La preparazione di questa puntata particolare mette in luce due aspetti: il primo, l'eroismo della gente di mare. Il comandante Calamai, dopo aver salvato tutti, voleva restare a morire sulla sua nave, piegata su un fianco. Furono i suoi ufficiali, ormai in salvo a minacciarlo: o lei si salva, comandante, o noi ritorniamo sulla nave con lei a morire. Così si convinse. Un eroismo grande. Poi, l'orgoglio dei genovesi che seppero costruire nei cantieri di Sestri Ponente sia il Doria che la gemella , Cristoforo Colombo.
Due doti liguri, eroismo e orgoglio che a Pasqua potremmo non dimenticare. Di eroismi ne registriamo tutti i giorni, piccoli magari, ma solidi. Eroismi comuni dentro una vita difficile, spesso ai limiti della disperazione.
Ma stiamo perdendo il nostro orgoglio di genovesi e questo non va bene.
L'orgoglio di quello che sappiamo fare. Cantieri navali, riparazioni, scienza, ingegneria, professioni, manualità, cultura.
Il Ducale è' pieno. Un successo ormai consolidato. Un motivo di orgoglio. L'Iit lanciato verso nuovi traguardi. Orgoglio anche questo. Eccellenze universitarie che scopriamo quando, da fuori, tentano di portarcele via. Orgoglio. Ma soprattutto l' orgoglio di una città' magnifica anche se apparentemente morente.
Comincerà una dura campagna elettorale. Sarà' sfiancante anche per i cittadini, ma non facciamo spallucce. Viviamola, condizioniamola. Non lasciamoci trascinare senza l'orgoglio di farla nostra.
E se ne abbiamo capacità e possibilità, mettiamoci la faccia.
politica
Genova deve sapere ritrovare il suo orgoglio
Spicchi d'aglio
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