C’è chi, come Pierpaolo, è rimasto disoccupato e vive con lo stipendio della moglie, senza un lavoro e senza poter andare in pensione. Ci sono persone come Pasquale, che dopo 42 anni in cantiere sull’escavatore e un intervento alla cervicale si trova nel limbo tra cassa integrazione e pensione.
Storie di lavoratori “usurati” e “precoci” che si intrecciano davanti alla prefettura di Genova, dove qualche centinaio di persone si è riunito per chiedere di cambiare il sistema delle pensioni. Una manifestazione nazionale, condivisa da Cgil, Cisl e Uil per risolvere i mostri generati dalla legge Fornero.
“Fateci andare in pensione, vogliamo lasciare il posto ai giovani”, è il loro appello. Perché se al centro della protesta c’è anche la portata del reddito previdenziale, giudicata in molti casi troppo bassa, il problema è che molti non riescono neppure ad arrivarci. Risolta in gran parte la questione ‘esodati’, oggetto di ben sette salvaguardie finanziarie, restano aperti altri casi limite. Come quello dei ‘precoci’: persone che hanno iniziato a lavorare prestissimo e che sono rimaste in qualche caso disoccupate, senza ammortizzatori e senza accompagnamenti alla pensione.
“Ho iniziato a lavorare a 16 anni e mezzo, ho 56 anni e ho maturato 37 anni di contributi. Dovrei arrivare a 42, ma sono disoccupato. Stiamo lottando soprattutto per i giovani, se non lavorano loro nessuno ci potrà sostenere”, ci racconta Pierpaolo Pedemonte. Difficile anche sbarcare il lunario: “Vivo con lo stipendio di mia moglie e basta. È molto dura. Essendo un lavoratore agricolo, non ho avuto ammortizzatori sociali”.
Più fortunato Antonino Nicoletta, che ha cominciato a 14 anni: “Per fortuna un lavoro ce l’ho. Ma con questa legge andrò in pensione nel 2020, dopo 25 anni di lavoro usurante in siderurgia”. I ‘precoci’ sostengono il decreto 857 per consentire alla propria categoria di andare in pensione con 41 anni di contributi “senza penalizzazioni”.
“Mi mancano solo quattro mesi per andare in pensione”, dice Pasquale Pronesti, una vita in cantiere tra intemperie e sobbalzi che gli sono costati un’operazione chirurgica. “Mi dica lei se è un lavoro usurante o meno. Sarei in cassa integrazione, ma l’Inps non le paga da settembre. In questo modo la pensione slitta ad agosto, forse anche dopo”.
Tra i manifestanti c’è chi denuncia le difficoltà del pubblico impiego: “Siamo usati come baluardo per spostare l’asticella a tutti. Non è possibile avere persone sulle impalcature, o che movimentano pazienti a settant’anni, è impensabile. Questa è cattiveria”, attacca Lella Trota, segretario Uil Liguria.
In piazza anche le signore di “Opzione donna”, il gruppo Facebook che difende l’omonimo strumento legislativo che, fino al 2015, consentiva alle donne di andare in pensione a 57 anni con 35 di contributi. “Chiediamo la proroga fino al 2018. È ingiusto che rimaniamo a lavorare noi anziane, siamo state mogli e madri, facciamo fatica. Al nostro posto possono entrare tanti giovani disoccupati, renderebbero molto di più, sarebbe una buona cosa per tutti”.
“Cambiare la legge Fornero e poi intervenire sulla previdenza integrativa di natura negoziale, perché chi ha lavorato una vita da precario avrà una pensione insufficiente e diventerà un povero. I soldi ci sono, il Governo deve intervenire”, spiega Luca Maestripieri, segretario Cisl Liguria. Ricordando quello che, in fondo, è l’obiettivo di tutti: “Restituire spazi di lavoro ai giovani, senza che siano costretti a emigrare e senza aspettare i tempi della politica”. Obiettivi condivisi anche da Elena Bruzzese, segretaria della camera del lavoro di Genova (Cgil): "Siamo nel mezzo di una crisi occupazionale gravissima, i giovani pagheranno due volte: prima con lavori precari e poi con pensioni non dignitose. Chiediamo di rivalutare le pensioni di oggi e di mettere in pratica un vero turnover".
cronaca
L'appello dei lavoratori 'precoci' genovesi: "Fateci andare in pensione, spazio ai giovani"
Manifestazione davanti alla Prefettura per cambiare la legge Fornero
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