Roberto Timossi è il nome designato dalla Camera di Commercio di Genova per il Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo. Con questo passo salgono a 10 le designazioni certe. Timossi, 63 anni, filosofo e teologo, si aggiunge Licia Mattioli, Daniele Vaccarino, Carlo Repetti, Anna Maria Poggi, Andrea Di Porto, Alessandro Barberis, Alberto Ponte, Pietro Rossi, Sandro Giuliani.
La compagnia di San Paolo riunirà l'ultimo consiglio generale il 28 aprile per approvare il bilancio. Decadranno tutti gli attuali consiglieri a eccezione del presidente, Luca Remmert, che, tra il 9 e il 13 maggio, convocherà il nuovo consiglio generale, che dovrà nominare i nuovi vertici: il presidente, uno o due vice e il comitato di gestione.
Il Consiglio è formato da personalità dell'economia ma anche dell'arte e della cultura. Il Comune ha designato già Profumo, che era presidente Iren, e un rappresentante del settore dell'industria. "Non siamo ancora al completo ma quasi", ha detto Timossi, intervistato dal direttore di Primocanale Giuseppe Sciortino.
Quale sarà il tema della prima riunione?
"Dovremo individuare 5 persone per completare il Consiglio. Poi nomineremo presidente, vicepresidente e del Comitato di gestione. Almeno un ligure deve farne parte".
Lei è nella compagnia dal 2102. Cosa potrebbe cambiare da maggio?
"Ho una buona probabilità di essere nominato. La Compagnia di San Paolo è la fondazione che investe di più in erogazioni in Italia. Non a scopo di lucro ma di sostegno di diversi settori, soprattutto quello sociale. Poi ci sono arte, cultura e ricerca universitaria e scolastica. Con risorse che arrivano a 140 milioni all'anno".
Cifra importante, i fondi da dove arrivano?
"Da un patrimonio proprio di 8 miliardi. Il patrimonio più consistente in Italia nel nostro ambito. La nostra gestione è ottima a differenza di molte altre. Ci siamo battuti, riguardo a queste risorse, per fare in modo che il territorio ligure ne tragga vantaggio. Per ora vanno soprattutto a Torino".
Qual è l'intervento della fondazione di cui va più orgoglioso?
"Grazie alla fondazione può funzionare il Palazzo Ducale. Senza la fondazione non funzionerebbe lo Stabile. Poi la ricerca universitaria, a livello fisico, quantistico e anche artistico. Grazie alla fondazione si sta recuperando la cupola di San Lorenzo, si interviene nel volontariato e nelle attività sociali. Come può notare è un intervento importante. Il problema è aumentare le risorse. In parte ci siamo riusciti. Si può fare ancora di più".
C'è un progetto che le sta particolarmente a cuore?
"Credo che sarebbe utile fare una convenzione per l'Università di Genova come per quella di Torino. Consente a queste università di avere una decina di milioni all'anno per decidere come sostenere in proprio la ricerca. Sarebbe una cosa importantissima. Non basta l'iniziativa dei consiglieri, l'università deve fare la sua parte".
C'è il rischio che qualche privato o istituzione veda la fondazione come un bancomat?
"C'è sempre. Noi abbiamo come obiettivo quello di evitarlo. Non si fa più. L'università di Torino pretendeva di utilizzare i fondi non per la ricerca".
Quali sono le caratteristiche che deve avere un progetto per essere appetibile per la fondazione San Paolo?
"La caratteristica fondamentale è che deve essere un progetto senza finalità di lucro. Non è il nostro fine. Sul sito della compagnia escono dei bandi annualmente con i requisiti. Bisogna essere un soggetto che esiste da tempo. Per le start up c'è un progetto ad hoc. Non si può essere un'associazione che si inventa per ricevere un contributo. Per fare un esempio, nel settore del recupero dei beni artistici c'è un progetto ad hoc che riguarda la scuola del Maragliano. Rispetto a questo sosteniamo realtà locali che hanno un patrimonio in cattive condizioni. Lo si recupera e lo si mette a disposizione di tutti".
In conclusione, tutto questo serve al patrimonio del nostro paese?
"A questo, alla ricerca e ad aiutare persone in difficoltà nel sociale. Le fondazioni devono rafforzarsi".
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Timossi: "Palazzo Ducale, Teatro Stabile e altre realtà funzionano grazie alla Compagnia di San Paolo"
"I nostri fondi per chi fa ricerca, ma non siamo un bancomat"
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