Quella "chiazza" ha ingannato tutti. Dall'elicottero sembrava proprio petrolio, un'altra macchia, stavolta al largo di Arenzano. E invece era un banco di meduse, le “Barchette di San Pietro”, famose proprio per i grandi agglomerati che formano a pelo d'acqua. È finita così, con un sospiro di sollievo, l'emergenza locale nel mare genovese.
Il sopralluogo in mare della Capitaneria ha evidenziato una situazione pressoché normale. Non ci sono chiazze sottocosta, gli ultimi residui sono stati dispersi al largo. Alla foce del Polcevera e davanti a Pegli ancora qualche iridescenza, ma non più preoccupante. Nel savonese lo stato di emergenza locale chiesta dall'ammiraglio Pettorino, comandante delle Capitanerie di porto liguri, era già cessata domenica.
Qualche dubbio lo ha avuto il personale a bordo dell'elicottero della Guardia Costiera in sorvolo su Arenzano, che aveva avvistato chiazze che sembravano di sostanza oleosa. In realtà, come si può vedere dalle immagini scattate dalla Motovedetta giunta sul posto poco dopo, si trattava di un agglomerato di piccole meduse, le famose "Barchette di San Pietro", dette anche "Velella", famose proprio per la loro tendenza a vivere sul pelo dell’acqua in branchi di numerosissimi esemplari, tanto da dare l’impressione di una chiazza unica, trasportate dalle correnti e dal vento.
UN MESE E MEZZO PER LE BONIFICHE - Recuperato il 95% del greggio sversato nel Polcevera, ma ora Iplom dovrà realizzare un piano di bonifica in sei settimane. È quanto emerso dal tavolo operativo riunito in Prefettura a Genova dove era presente anche Gianfranco Peiretti, responsabile della sicurezza della raffineria Iplom.
"In questi giorni di massimo sforzo abbiamo raccolto quasi tutto il greggio fuoriuscito dall'oledotto, siamo sull'ordine del 95% del prodotto recuperato. L'azienda ha fatto uno sforzo di milioni di euro, impiegando ogni giorno centinaia di tecnici e utilizzando circa 50 autospurghi nei torrenti e dieci battelli in mare", ha detto Peiretti.
Passata questa prima fase d'emergenza e di messa in sicurezza del territorio, Iplom dovrà realizzare un più articolato piano di bonifica ambientale della durata di sei settimane con tanto di programma di caratterizzazione concordato con gli enti pubblici per completare l'opera di bonifica delle aree interessate dallo sversamento del greggio.
LE INDAGINI - A Fegino è arrivato il geologo Alfonso Bellini, inviato dalla Procura per far luce sulle cause che hanno portato alla rottura del tubo dell'oleodotto Iplom. "Io sono qui per verificare se e quanto c'è stata un'incidenza di natura geologica - ha dichiarato il geologo ai nostri microfoni - ci vorrà del tempo". Bellini non sarà solo in questo lavoro di approfondimento. "Insieme a me è stato incaricato un ingegnere impiantista - ha raccontato - che da domani inizierà ad occuparsi del tubo per verificare il significato di questa rottura".
In attesa di queste risposte il tratto oggetto dell'incidente resta sotto sequestro mentre lunedì mattina i residenti di Fegino sono pronti a tornare in Comune dove alle 9.30 la Commissione Ambiente si riunirà per discutere proprio dell'emergenza ambientale.
ACQUA MARRONE IN CASA - Pomeriggio di preoccupazione a Fegino. L'acqua ha iniziato a scorrere torbida dai rubinetti delle case, e subito il fenomeno è stato associato all'emergenza ambientale, anche perché i tubi non corrono distanti dagli alvei. Dopo alcune telefonate in Comune, si è appreso che i due fatti erano scollegati: l'acqua marrone era dovuta al normale cambio dei filtri da parte dei tecnici incaricati. Ma rimane alta la tensione. Lunedì mattina i cittadini si riuniranno davanti al Comune, dove la commissione ambiente farà il punto sulle bonifiche in Valpolcevera.
IL MARE - Nelle ultime ore la Capitaneria di Porto ha effettuato nuovi sorvoli per effettuare i rilevamenti del caso. Quindi, la decisione di revocare lo stato di emergenza locale. Ieri era stata evidenziata solo una ridotta presenza di prodotto sotto forma principalmente di lieve iridescenza in via di dissolvimento nella zona di Varazze a più di 10 chilometri dalla costa. Il sorvolo ha pertanto confermato come il prodotto finito a mare sia stato pressochè totalmente recuperato tranne una minima parte che si è dissolta sotto l’azione delle correnti che ne hanno disperso le residue iridescenze al largo.
Sulla fascia costiera di Savona e Imperia non è stato rilevato nulla mentre permangono alla foce del Polcevera le attività di monitoraggio e bonifica che proseguono quindi con un numero inferiore di mezzi.
STOP ALLA IPLOM - È partita stanotte la procedura per spegnere la raffineria Iplom di Busalla obbligata dal sequestro dell'oleodotto in cui si è verificato lo sversamento del greggio a Fegino. La procedura di stop è complessa e articolata in più fasi e si concluderà il 4 maggio. Il 6 maggio inizierà la cassa integrazione di 240 dei 252 dipendenti dell'azienda. A rendere necessaria la 'fermata' dell'impianto petrolifero è il sequestro della condotta da parte della magistratura, un atto inevitabile dovuto per fare luce su cause e responsabilità del disastro ma che di fatto impedisce alla raffineria di rifornirsi di greggio da raffinare.
BONIFICHE SUI RII - "L'opera di bonifica dei rii Pianego e Fegino sta procedendo in modo celere ed è a buon punto". Lo ha detto l'assessore alla Protezione Civile del Comune di Genova Gianni Crivello al termine dell'ennesimo sopralluogo svolto nella valle che dal rio Pianego, dove si è verificata la rottura della pipeline gestita da Iplom, arriva a Fegino.
"Per evitare che i residui del greggio nel Pianego e nel Fegino possano finire nel Polcevera - ha detto ancora - è stato deviato un tratto del corso d'acqua in confluenza con il Polcevera". L'assessore si è detto soddisfatto del lavoro svolto sino a oggi dalle imprese specializzate che stanno lavorando nel greto dei tre corsi d'acqua inquinati e in mare. Crivello anche stamane ha incontrato e rassicurato gli abitanti della zona sull'impegno dell'amministrazione di palazzo Tursi.
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Petrolio nel Polcevera, un mese e mezzo per le bonifiche. Perito a Fegino, cessata emergenza in mare
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