cronaca

Proseguono le bonifiche e le indagini: "Il tubo non si è rotto per una frana"
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Il cielo ha brontolato tra la tarda serata di sabato e la mattina di domenica, anche in Valpolcevera. Gli occhi sono tutti puntati sui rii minori, il Fegino e il Pianego, inquinati dal petrolio fuoriuscito dall'oleodotto Iplom, ormai due settimane fa. La carta assorbente fa il suo lavoro. Le dighe con panne poste alla foce del Polcevera hanno retto senza problemi all'acqua scesa a valle. Vigili del Fuoco e Protezione civile continuano a monitorare la situazione, visto che il meteo, sebbene qualche schiarita su Genova ci sia, dice tempo perturbato fino a stasera.

Il primo maggio degli abitanti inizia con relativa tranquillità. Ma sabato un centinaio di loro è sceso di nuovo in piazza. Alcuni avevano una mascherina sul viso per non respirare i miasmi del greggio, è sceso in piazza. "Bonifica immediata per questa porcata", uno degli slogan dei cittadini che intorno alle 10 sono partiti da via Ferri per proseguire la marcia verso i giardini Montecucco. "Basta onde nere in questo quartiere", fa eco un altro striscione.

Una protesta a cui ha partecipato anche Legambiente. "Vogliamo tempi certi sulla bonifica e l'installazione di centraline che rilevino l'inquinamento dell'aria. E chiediamo a gran voce la delocalizzazione dell'azienda: stiamo vivendo sopra una 'bomba' e non possiamo andare avanti in questo modo", ha spiegato Antonella Marras, portavoce del Comitato.

Continuano le indagini sulla tubatura, ancora sotto sequestro. A quanto pare la perizia del geologo ha dato risultati negativi: il condotto non si è rotto per una frana. Forse è questione di spessore, forse altro. Le prossime indagini chiariranno gli aspetti ancora irrisolti, mentre da Fegino parte l'appello a fare giustizia. “I responsabili paghino”. Perché finora, come recita uno striscione esposto sul Pianego, il prezzo dei veleni lo hanno pagato gli animali e l'ambiente. E ancora prima, ovviamente, i residenti.