La settimana politica a Genova si chiude con due vicende che potrebbero avere ricadute clamorose in casa nostra: il salvagente che alcuni consiglieri di una finta opposizione o non si sa bene che cosa, hanno lanciato al sindaco Doria e al suo assessore tecnico Miceli per non farli affondare e la spaccatura ormai evidente e scivolosa tra il governatore ligure Giovanni Toti e alcuni notabili di Forza Italia, con in testa il Cavaliere, spaccatura causata dalla decisione di liquidare Bertolaso e puntare su Marchini per le micidiali elezioni romane.
Il primo problema.
Spieghiamo l’antefatto che ne vale la pena. Genova da secoli ha il più alto numero di case di lusso, A1 al catasto, considerate come palazzi reali o castelli o chissàchecosa. Pensate: 4200 case su 23 mila in Italia! È che la maggior parte di queste non sono né di lusso, né eleganti. Ma piazzate in quartieri come Sampierdarena che, rispetto ai primi del Novecento, sono socialmente tracollati. Una palese ingiustizia, mai sanata dal Comune di Genova. Anzi. La maggior parte dei ricorsi per rivedere questa incredibile classificazione vengono respinti alla faccia dell’ uguaglianza fra i cittadini.
Ebbene, un gruppo di consiglieri, i Cinquestelle, insieme a Musso e al centrodestra, hanno fatto passare con un blitz un emendamento che riduceva la aliquota Imu spropositata per questi immobili, grazie alla ormai acclarata inesistenza di una maggioranza a sostegno di Doria.
Un buco di bilancio da 8 milioni che avrebbe costretto la giunta a tagliare. Ecco allora la solita minaccia truculenta: taglieremo i servizi sociali! E perché non altre cose, magari meno “sociali”, signor tecnico Miceli? Orsù…
Poi ecco la salvifica capriola di qualche consigliere di cui vi racconteremo la storia nelle prossime settimane, terrorizzati di perdere il cadreghino (teniamo famiglia, dottò!) e in extremis il tecnico Miceli confeziona per il Marchese un emendamento-bis che salva i cavoli, ma non la capra. Cioè abbassa l’Imu per i proprietari di case A1 anziani e con reddito basso e lascia l’Imu per gli altri. Ricorrete pure che intanto a noi non ce ne fa un bel baffo!
Il sindaco si salva e pure il Miceli che, come correttamente chiedono alcuni, avrebbe dovuto fare le valige dopo la gaffe. Guai al mondo! L’istituto delle dimissioni in politica (ma anche in Tecnica) è stato cancellato dal dizionario. Dovremmo chiedere al prof. Coletti di raccontarci che cosa significava un tempo “trarne le conseguenze e dare le dimissioni”. Glielo chiederemo. Ora Doria tutte le volte che apparirà a Tursi per far votare i pezzi di un malandato bilancio che dovrebbe tenere in piedi una giunta scalcagnata che non ha mai espresso in quattro indimenticabili anni uno straccio di idea di città, dovrà assicurarsi l’appoggio dei due o tre Tengofamiglia.
Provate a immaginare che idilliaci mesi attendono Genova. Si stava meglio durante i sessanta giorni di assedio della flotta inglese nel 1800. God save the Queen!
Ora sono arrivati i 25 milioni di Renzi per il Blueprint e le incontenibili masse genovesi affolleranno i giardini dell’Acquasola per brindare, cantare la Carmagnole e partecipare a una battaglia di fiori. Poi si chiederanno come fare a pagare la tassa sulla spazzatura (rumenta traslocata quotidianamente fuori Liguria al costo previsto di 30 milioni). Perché Scarpino è chiusa.
Il secondo problema.
Riguarda il gioviale Toti che in cuor suo sperava di partire da piazza De Ferrari alla conquista di Roma per sbaragliare il modestissimo vertice di Forza Italia e conquistare il movimento con la sua ricetta, ben collaudata, in Liguria: la santissima alleanza tra forzisti, Fratellini d’Italia e leghisti più maroniani che salviniani. Invece? Invece il Cavaliere sgambetta Bertolaso, che ormai ha anche la faccia del pugile suonato che sputa la dentiera nelle mani del suo secondo, rompe con Salvini e Meloni e abbraccia il semi-moderato Marchini.
E da noi a questo punto che cosa succederà? Rixi inneggia a Salvini e alla Meloni, ma continuerà a fare da pilastrino a Toti il cui Capo ad Arcore ha scelto altre strade? Un bel casino che sembrerebbe frenare le aspettative del governatore ligure di fare salti nazionali a meno che… Appunto, a meno che. E in politica e soprattutto nel magmatico centrodestra una cosa che sembra sicura la sera risulta completamente diversa all’alba del giorno dopo. Certo è che i rapporti tra Toti e i notabili che stanno ai fianchi del povero Berlusconi non sembrano dei più cordiali. Ma lui ha un aplomb eccezionale e appare intatto e florido. E forse il suo carattere gommoso lo farà vincere. Solo dopo l’apertura delle urne a Roma.
Intanto alla periferia dell’Impero (la Liguria, Genova) si tira a campare. A noi ci salveranno i Rolli e il pesto con l’aglio (che tiene lontano certe persone).
politica
Doria e i Tengofamiglia, Toti e le capriole del Cav
Spicchi d'aglio
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