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In forte contrapposizione con Renzi e il Partito Democratico
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Sinistra Italiana sbarca anche in Liguria, ora in via ufficiale. Sabato 14 maggio è prevista infatti la prima assemblea regionale. Il nuovo gruppo parlamentare italiano di sinistra, costituitosi alla Camera dei deputati nel novembre 2015 e al Senato nel marzo 2016, prende corpo.

Un'organizzazione in movimento per puntare alle elezioni amministrative di Genova, anche se l'argomento oggi rimane quasi un tabù. In mezzo, un pensiero alle elezioni comunali a Savona e il referendum costituzionale previsto a ottobre. Con una contrapposizione netta rispetto alle posizione del Partito Democratico e dell'esecuito guidato da Matteo Renzi. Il direttore di Primocanale Giuseppe Sciortino ha intervistato l'onorevole Stefano Quaranta, tra i fondatori di Sinistra Italiana.

Quaranta, il nuovo gruppo parlamentare inizia il suo percorso politico anche in Liguria con la prima assemblea regionale.

Iniziamo da Genova e dalla Liguria. Occorre definire il nostro profilo politico. C'è bisogno di sinistra. La crisi della sinistra del Pd impone che sui temi fondamentali – modello di sviluppo, legalità, ambiente e sviluppo sostenibile - ci sia una voce diversa dal coro. Serve il coinvolgimento massimo dei cittadini. Non è dal ceto politico che può partire una nuova formazione politica, ma dal mondo del lavoro, della scuola e dell'università. L'obiettivo è riportare la politica in mezzo alle persone che ormai non ci sono più da molto tempo.

Chi sono i nomi noti che fanno da traino a Sinistra Italiana in Liguria? Quanti dalla politica, quanti dalla società comune?

Abbiamo una rappresentanza nazionale, regionale e locale. Il problema non sono i volti noti, anzi. La crisi della politica è che si è delegato per troppo tempo a singole persone problemi che vanno affrontati in maniera collettiva. Le grandi trasformazioni della società non avvengono mai affidando a una singola persona i destini di una comunità. Avvengono se tante persone insieme capiscono che è il momento di impegnarsi perché le cose non funzionano. Il nostro obiettivo non sono i volti noti ma andare nei quartieri e riportare la politica alle persone normali che non sono soddisfatte della società in cui vivono.

Sabato la prima assemblea regionale a Genova. Sinistra Italiana è presente anche nelle altre province?

In realtà siamo presenti in tutte le province. Genova ovviamente giocherà un ruolo importante essendo capoluogo nonché circa metà della regione. Su Genova c'è un discorso legato alle amministrative. Noi discuteremo innanzitutto di temi nazionali. Al centro metteremo il tema delle riforme istituzionali, il modello di sviluppo, e i temi di lavoro e legalità, tornato prepotentemente anche in chiave morale. Più altri temi. Metteremo i cittadini al centro di questi temi per produrre politica nuova e buona.

Prima di Genova si voterà a Savona. Sono stati ufficializzati i sette candidati e a sinistra c'è una frammentazione che a destra non c’è, come lo spiega.

La sinistra deve ripensare se stessa. Vive un momento di crisi. Sono stato eletto in una coalizione 'Italia Bene Comune' che non c'è più che teneva insieme Pd e Sel. Bisogna ricostruire un pensiero nuovo e l'unità a sinistra, che si rifarà sulla base di idee forti e non mettendo insieme pezzi di gruppi dirigenti. Vogliamo arricchire, con questa assemblea, di contenuti nuovi la nostra proposta politica. Nella disillusione dell'opinione pubblica, ormai fortissima, l'unico modo è costruire partiti aperti e di partecipazione e offrire contenuti politici nuovi. Noi stiamo provando a dire alcune cose, a partire dal tema della democrazia e delle riforme istituzionali, e speriamo che sia una occasione nuova e positiva che mettiamo al servizio della città e della regione.

Parliamo di riforme. A ottobre ci sarà quello che il premier Renzi definisce come un referendum 'pro o contro' la sua figura. Lei ha detto che la campagna del ministro Boschi sul tema è "più vicina a Casa Pound che alla sinistra".

La dice tutta rispetto agli argomenti che hanno i sostenitori del Si. Arrivare ad accomunare la sinistra dell'Anpi e dell'antifascismo che si oppone a questa riforma con Casa Pound vuol dire che non si hanno argomenti. Il punto vero è che si cerca di nascondere il vero obiettivo di questa riforma: un super premier che assumerà su sé tutti i poteri. Una svolta presidenzialista in un governo sedicente centrosinistra. Tra l'altro una riforma piena di errori, con una pochezza culturale sotto gli occhi di tutti. Nei sondaggi i No sono nettamente in vantaggio. Nei prossimi cinque mesi ci impegneremo ad informare i cittadini. La politica deve auto-riformarsi e le istituzioni possono diventare più efficienti. Dopo il voto alle provincie viene tolto anche il voto per il Senato. E' troppo.

Il referendum sarà un Si o un No alle politiche di Renzi?

Chi lo ha proposto vuole che non si parli della riforma. E' evidente. Appena si entra nel merito casca l'asino e la riforma è tragicomica nei suoi aspetti: tragici perché non semplifica e comica perché addirittura porta indietro, dalla composizione del Senato alla riforma del Titolo V. Chi lo ha proposto ha tutto l'interesse di farlo diventare un plebiscito a favore del presidente del Consiglio. Ma visto che temo che il Presidente del Consiglio non goda di grandissima stima nel Paese in questo momento, credo che non riuscirà nemmeno questa operazione e sarà sonoramente sconfitto.

Il ministro Alfano di recente è stato a Ventimiglia ed è scoppiato un caso: il centro di accoglienza per profughi è stato ripulito in 24 ore, tanto che c'è stata la protesta del sindaco Ioculano che non ha partecipato al sopralluogo.

Ci andrò, come ci sono già andato come altre volte, non per fare delle passerelle come Alfano ma per provare a capire, cercare di aiutare e risolvere i problemi. Quindi innanzitutto per stare vicino ai migranti, ai residenti del Comune e al sindaco: credo sia necessario un lavoro delle Istituzioni tutte assieme. Comunque non è un tema di ordine pubblico, non lo si può affrontare con gli sgomberi. Siamo di fronte a immigrazioni epocali. L'Italia e la Grecia sono la prima frontiera di questo fenomeno: dalle coste non hanno alcuna possibile difesa dal punto di vista di possibili sbarchi dal mare. Dobbiamo capire come far diventare questo, che è considerato un problema, un'opportunità. Credo che ci si debba organizzare, perché ci sono tante strutture appartenenti allo Stato, a partire dalle caserme, che possono essere rimodernate e possono diventare un vero luogo di accoglienza dei migranti. Poi, avranno bisogno di un'assistenza minima: dovranno imparare la lingua italiana, le regole del nostro paese dell'Europa, poi il percorso dovrà essere quello di integrazione. La maggior parte di questi migranti poi non vogliono fermarsi in Italia, ma vogliono andare in altri paesi europei. Io trovo grottesco che per un tema come questo si possa mettere in discussione il trattato di Shengen. In fondo, parliamo di poche migliaia rispetto ai milioni accolti in campi profughi in Siria o Turchia – paesi che dovrebbero essere meno democratici del nostro ma che spesso fanno più dell'Europa cosiddetta 'moderna'.

Se Lei fosse al Governo come cercherebbe di risolvere la situazione, quale sarebbe la sua soluzione per Sinistra Italiana.

Quando il ministro Alfano dice che non ci sarà nessun problema mi tremano le vene ai polsi, perché negli anni ho imparato a conoscere le capacità e l'autorevolezza di questo Ministro. Comunque, innanzitutto sarebbe da evitare che questi fenomeni migratori si verifichino in partenza: l'Occidente non può scatenare guerre come quella in Libia senza porsi il problema di ciò che succederà dopo e poi stupirsi che ci siano migliaia di persone che scappano da teatri di guerra e cercano di trovare fortuna per se stessi e per la propria famiglia. È questa la vera causa delle immigrazioni. Se si pensa di mettere le frontiere e non rendersi conto delle cause scatenanti di questi fenomeni a mio avviso è un'operazione miope.

Ma intanto gli sbarchi proseguono, quindi come affrontare l’emergenza ora…

Si deve fare come in altri paesi: la Germania, che dal mio punto di vista è il più aperto nell'accoglienza di migranti – a differenza dell'Italia che si spaventa per poche migliaia – perché sa benissimo che questa potrà essere anche un'opportunità. Noi andiamo verso una società che dovrà essere sempre più integrata, e persone che scappano dalla guerra e che sono molto motivate potrebbero dare un grosso contributo per costruire società migliori – basti pensare all'indice di natalità bassissimo dei nostri paesi, in particolare dell'Italia. È però necessario costruire delle condizioni per un'integrazione vera: se queste persone vengono lasciate allo sbando si rischiano fenomeni di ordine pubblico anziché di integrazione. Tutto dipende come si gestiscono questi fenomeni, senza però avere l'illusione che barriere o interventi di ordine pubblico possano risolvere un problema che è epocale e continuerà nei prossimi anni.

Sabato la prima assemblea regionale di Sinistra Italiana, con l’obiettivo Genova 2017...

L'obiettivo è quello di costruire una grande sinistra degna di questo nome, che non c'è stata in questi anni. Per quanto riguarda Genova 2017, noi abbiamo ancora un anno di mandato che deve essere portato a termine nel migliore dei modi. Occorre che la maggioranza si dia un programma minimo di cose da realizzare nei prossimi mesi. Penso che molte cose siano già state fatte, come i temi del dissesto idrogeologico e le questioni del turismo, che sono notevolmente migliorate nella nostra città. Però ci sono molti altri problemi aperti: è arrivato il momento di mettersi attorno a un tavolo e completare bene questo mandato. Poi, dopo le elezioni amministrative, si ragionerà col Sindaco e con la maggioranza e si valuterà il da farsi per il futuro.

Pensate già a un candidato per il 2017..

No, noi pensiamo a dare il contributo migliore possibile per finire questo mandato portando dei risultato alla città.