
“Vogliamo sensibilizzare sui veri problemi di inquinamento in città”, dice Giovanni Magliano del Vespa Club 'La Pedivella'. Ad essere additati come colpevoli i vespisti non ci stanno: “I tecnici spiegheranno come il problema di Genova sono i motori a gasolio da un lato e le navi in porto dall'altro”. Facile capire perché tanto accanimento. In una città verticale, angusta e dotata di trasporto pubblico poco efficiente, la moto è il mezzo di locomozione per eccellenza. In città ne girano circa 160 mila, più della media nazionale. Di contro ci sono meno auto. E meno male, verrebbe da dire guardando certi ingorghi genovesi.
La misura anti smog, poi ribattezzata anti Vespe, è un'idea della giunta Doria nata nello scorso inverno, quando molte città italiane hanno fronteggiato una vera emergenza inquinamento. A guardare Milano, Roma o Torino, quella di Genova era quasi aria pura, ma la maggioranza si è comunque premurata a vietare la circolazione agli “euro zero” in una vasta area della città, con un provvedimento a decorrere dalla tarda primavera. Al momento solo parole, per la gioia di chiunque si trovi a guidare mezzi non proprio recenti. Ma dal dibattito è nata una riflessione su chi sia a inquinare davvero l'aria della Superba. Non le moto, a quanto pare.
“Nel 2010 fummo protagonisti della clamorosa iniziativa 'Tutti in coda'. La battaglia era spostare i motocicli sulle corsie gialle, purtroppo fermata da una lobby corporativa nonostante fosse una soluzione brillante. Nel settantesimo della Vespa, anziché dare un messaggio fantastico per rilanciare l'ingegno e la creatività manifatturiera genovese, ci siamo dati una martellata da soli”. Non usa giri di parole Furio Truzzi, presidente di Assoutenti Genova, che annuncia “rivelazioni scioccanti” nel convegno in programma giovedì: “L'impatto delle moto è veramente modesto, mentre ci sono altre sorprese. Ricordiamo che le banchine non sono elettrificate”.
Ma il vero “colpo di reni”, dice Truzzi, potrebbe dirigersi su un fronte alternativo: quello del trasporto pubblico. “Fra le trenta città mondiali in testa per la lotta al traffico non c'è Genova. Uscendo dalla politica del maniman, si dovrebbe mettere a punto un piano regolatore ambientale, non solo per i bus ma anche per le tranvie”. Ed ecco che tornano alla ribalta l'eterna occasione mancata per la Valbisagno, le rotaie sparite negli anni Sessanta che molti sognano di ripristinare, l'asse protetto di Corso Europa che fa gola per un nuovo percorso su ferro e la metropolitana ferroviaria sui binari dismessi della Voltri-Nervi. “Genova deve riprendere in mano la storia dell'ambiente e della mobilità. Serve un colpo d'orgoglio”.
IL COMMENTO
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