Cosa vogliono i savonesi da noi genovesi? Nel 1528 la nostra Repubblica gli ha interrato il porto e distrutto i palazzi che erano nella zona del Priamar, compresa perfino la Cattedrale, per costruirci, appunto, la fortezza dove sventolare la bandiera di san Giorgio. E più o meno seicento anni dopo loro, i savonesi, ci hanno fregato le crociere, allestendo perfino nuovi moli e terminal per ospitare le meganavi della Costa Carnival, che nulla di più genovese c'era di quel marchio sul fumaiolo.
Guardiamo da Genova con una certa diffidenza le elezioni per il nuovo sindaco, che probabilmente sarà una sindachessa, perchè quel clima contrario, che incomincia nel sedicesimo secolo, non si attenua, malgrado l'Unità d'Italia e l'istituzione delle Regioni. Sarà stata anche un po' colpa nostra, se ci hanno fregato il grande business delle Crociere.
Sarà anche un po' colpa nostra se, costruendo ora la megapiattaforma Maersk davanti a Vado, sfidano il nostro primato nel traffico container. E sarà un po' colpa del Governo e delle Riforme-Tartaruga, se due porti come il nostro e il loro sono concorrenti: dobbiamo aspettare ancora per tre anni l'ipotetica unificazione delle Autorità Portuali di Genova e Savona.
Colpa nostra, colpa loro, colpa della Storia, colpa del Governo, ma Genova e Savona, due città a un tiro di sputo, di fatto non si collegano, non costruiscono sinergie, non si presentano all'esterno e ai traffici, sopratutto quelli marittimi, come una sola cosa. Forse siamo stati distratti, ma anche in questa silente campagna elettorale nessuno dei candidati savonesi ha messo in campo l'argomento-chiave della alleanza tra le due città. O, almeno, ha disegnato una città con proporzioni precise rispetto al suo contesto ligure.
Oggi è molto più di moda parlare delle buche nelle strade, delle voragini nei bilanci delle società partecipate, della rumenta, che non sappiamo dove metterla, piuttosto che di orizzonti comuni. Non che la campagna elettorale regionale di un anno fa ci avesse offerto spunti in materia, ma lo sappiamo, quella era stata una contesa in cui si giocava altro che non una moderna visione regionale, di equilibrio tra le prerogative territoriali, di sinergia e alleanze possibili.
Forse è stato meglio quando il presidente della Regione era un savonese, eccezione capitata con Angelo Carossino, con Armando Magliotto (anche con Alberto Teardo della prima pre-tangentopoli, ma qui è meglio non ricordare), che un'idea di Savona la portavano a Genova. Oggi è dura cancellare l'interramento del porto di cinquecento anni fa e lo scippo delle crociere di quindici anni fa. Certo, Genova è sempre matrigna rispetto a tutto il territorio della Regione, ma Savona non scherza.
porti e logistica
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