
A comandare le operazioni è stato Stefano Carbone, genovese di Nervi. I migranti si trovavano a bordo di tre gommoni a circa 20 miglia dalla costa libica in condizioni disperate, su un barcone fatiscente. La vedetta della guardia costiera genovese era la Charlie Papa 311, operativa nel canale di Sicilia dal 29 aprile. Con la collaborazione di un equipaggio composto da cinque persone, l'unità ha prima ha affiancato i tre gommoni, quindi è riuscita a far trasbordare tutti i migranti per metterli in salvo.
"È stata una corsa contro il tempo. C'erano donne e bambini che urlavano sui gommoni o aggrappati al relitto. Per prima cosa abbiamo passato dei salvagenti e abbiamo tentato di tranquillizzarli, poi li abbiamo trasbordati uno ad uno", racconta il maresciallo Carbone. La motovedetta, partita alle 8 del mattino, è tornata alle 3 del giorno seguente. Un lavoro "pesante, ma estremamente ben pagato dai sorrisi e dagli sguardi delle persone che cerchiamo di salvare. È questo che ci dà la carica per andare avanti".
Un encomio arriva direttamente da Giovanni Pettorino, oggi comandante delle Capitanerie liguri e commissario pro tempore dell'Autorità portuale genovese, ma per quasi due anni impegnato in prima persona a dirigere le operazioni a Lampedusa. "L'equipaggio è stato attivo per quasi 24 ore consecutive, dopo oltre 300 miglia percorse. Quello della Guardia Costiera nel Canale di Sicilia è un lavoro duro e importante di cui non si parla spesso.
A turno le motovedette delle varie Capitanerie italiane vengono ridislocate a Lampedusa dove da ormai diversi anni gli equipaggi sono impegnati in incessante operazioni soccorso. "I genovesi hanno sempre fatto molto bene, come tutti gli altri", ricorda ancora l'ammiraglio Pettorino.
IL COMMENTO
Conclave senza liguri, non è una "diminutio"
25 aprile, "Democrazia minacciata da guerre armate e commerciali"