Avevo deciso, in un primo tempo, di dedicare i miei Spicchi d’aglio domenicali a Piero Fassino, bravo sindaco dell’ex Pci sabaudo, serio fin troppo, tanto da apparire triste come uno stoccafisso con patate bollite. Fassino si gioca la guida di Torino con la frizzante grillina Appendino. Una buona candidata che ha puntato la sua campagna elettorale sul recupero delle periferie. Fassino, Torino e Genova.
Ecco, volevo scrivere di questo collegamento: la capitale sabauda e il vecchio comunista diventato renziano, la ex capitale del mare, che i sabaudi li ha sempre detestati, dove il Pd ex Pci è certamente più vicino ai sentimenti di Fassino che non a quelli di Beppe Sala, ma dove i renziani sono pochi, fatta eccezione per Regazzoni che si è messo a sfidare da solo l’arrugginito apparato dei reduci.
Volevo scrivere di come oggi i candidati siano diventati già piccoli leader: è leader Parisi anche se perderà Milano, come potrebbe esserlo la Appendino per non parlare della Raggi di Roma e in casa nostra o la Battaglia o la Caprioglio. Curioso; soprattutto se perderanno e non saranno blindate a rovinarsi il fegato per tenere in piedi le loro città. Mi ero preparato a discettare su queste cosette, quando…
Quando, ieri, la giunta comunale di Genova ha chiuso il mercato del pesce. E qui qualche osservazione va fatta perché è incredibile questa decisione improvvisa e psicologicamente sgangherata, come se Torino chiudesse il salone del gianduiotto, il Papa sprangasse le fonti di acquasanta, Aosta blindasse le malghe dove si fa la fontina, Parma gli spacci del parmigiano, Firenze i macelli di chianine da bistecca, Mantova bruciasse le zucche, Bari congelasse le orecchiette e Taranto mandasse al rogo le impepate di cozze.
All’apertura dell’estate, grande stagione della pesca, con i ristoranti zeppi di turisti a caccia di saraghi, orate, gamberoni e besughi, la giunta comunale chiude il mercato dove i pescatori svuotano le reti e i grossisti espongono. Tre settimane di chiusura nella stagione migliore. Possibile?
Il mercato ha seri problemi di sicurezza. Ma non sono problemi di ieri o dell’altro ieri. Sono vecchi di anni e anni. Sento parlare del trasferimento dei banchi del pesce a Cà de Pitta dove c’erano i macelli, da quando ero studente, ma la giunta comunale blocca tutto ora. Oggi, anzi, ieri.
Possibile che non si potessero preparare al trasloco i grossisti e i commercianti con un corretto anticipo? Si chiude e basta. Ho ascoltato la preoccupazione dei commercianti che non avendo magazzini a disposizione non sanno che pesci pigliare.
Ecco, fra un anno si voterà per rinnovare la politica di un Comune di mare che chiude il suo mercato del pesce. Quando impedirà di innaffiare i campi di basilico, e dichiarerà fuorilegge le trofie?
Eppure non sono state giornate torride da pensare che qualche assessore sia stato vittima di un colpo di caldo. Anzi. I genovesi, poveri luassi (spigole, branzini ma anche belinoni) osservano muti, ormai senza parole, come i pesci freschi che i ristoratori della Lanterna e dintorni andranno ad acquistare sotto la Mole dove il vecchio sindaco sabaudo, secco come uno stoccafisso, sghignazza pensando: “Ma che balenghi questi compagni di Genova...".
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I gianduiotti di Fassino e i luassi di Doria
Genova chiude il mercato del pesce: a quando il basilico illegale?
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