cronaca

Una condanna superiore a quella richiesta dal pm
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L'ex presidente del tribunale di Imperia, Gianfranco Boccalatte, è stato condannato a dieci anni e dieci mesi per peculato e altri reati connessi al suo incarico.

La sentenza emessa dal tribunale di Torino, presieduto da Antonio Demarchi, è andata oltre alla richiesta di otto anni formulata dai pm Giancarlo Avenati Bassi e Marco Gianoglio, nonostante per molti capi di imputazione sia sopravvenuta la prescrizione e per altri sia stato assolto.

Con Boccalatte sono stati condannati a quattro anni Antonio De Felice e Massimo Capurro, a due anni e mezzo Pietro Benza e a otto mesi Riccardo Bosio. Assolti invece Angela Salvay e Antonio Marzi.

Boccalatte era accusato di peculato, corruzione in atti giudiziari, falso, millantato credito, abuso d'ufficio per una serie di episodi che avrebbe commesso in concorso con gli altri imputati del processo. Tra questi, l'avere arbitrariamente sospeso il trasferimento di una casa di proprietà di Benza, suo elettricista di fiducia, a Vallecrosia (Imperia), che era stata messa all'asta dal tribunale e assegnata a un compratore.

O anche l'avere sottratto a un collega un fascicolo sulla tutela di una ricca vedova affetta da schizofrenia facendo liquidare al tutore, l'avvocato De Felice, una parcella di 137mila euro. E ancora l'avere fatto erogare a Capurro, cancelliere del tribunale, un compenso di 50mila euro per fare da custode a un appartamento disabitato.

I fatti contestati risalgono agli anni compresi tra il 2002 e il 2011. Il dibattimento arrivato all'epilogo odierno è il secondo che riguarda direttamente Boccalatte, arrestato nel gennaio 2011 e già condannato a tre anni e mezzo per corruzione e millantato credito in un altro procedimento ora pendente in appello.

Boccalatte era accusato di peculato, corruzione in atti giudiziari, falso, millantato credito, abuso d'ufficio per una serie di episodi
che avrebbe commesso in concorso con gli altri imputati del processo. Tra questi, l'avere arbitrariamente sospeso il trasferimento di una casa di proprietà di Benza, suo elettricista di fiducia, a Vallecrosia (Imperia), che era stata messa all'asta dal tribunale e assegnata a un compratore.

O anche l'avere sottratto a un collega un fascicolo sulla tutela di una ricca vedova affetta da schizofrenia facendo liquidare al tutore, l'avvocato De Felice, una parcella di 137mila euro. E ancora l'avere fatto erogare a Capurro, cancelliere del tribunale, un compenso di 50mila euro per fare da custode a un appartamento disabitato. I fatti contestati risalgono agli anni compresi tra il 2002 e il 2011.

Il dibattimento arrivato all'epilogo odierno è il secondo che riguarda direttamente Boccalatte, arrestato nel gennaio 2011 e già condannato a tre anni e mezzo per corruzione e millantato credito in un altro procedimento ora pendente in appello.