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Il dibattito sulla crisi del partito in Liguria/8
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Il Pd ha finalmente annunciato che la scelta del prossimo candidato sindaco di Genova passerà per le Primarie. Ha anche precisato che la consultazione avverrà o a dicembre o nei primi giorni di gennaio.

Evviva. Dopo due sberle elettorali da Ko, i democratici affermano con chiarezza quale sarà il percorso che li porterà verso una elezione probabilmente tra le più drammatiche per il loro futuro.

Dopo il risultato di Savona, dove sono riusciti a perdere da un centro destra, diversamente e anche un po' clamorosamente rinforzato dai grillini nel ballottaggio, l'emergenza è assoluta. Si attendeva un segno che indicasse come il Pd reagiva e sopratutto come intendeva muoversi in un quadro politico nel quale il sindaco uscente Marco Doria sembra giocare nei loro confronti di alleati, ma anche di “fratelli serpenti”, come il gatto con il topo.

Anche e sopratutto grazie al dibattito aperto da Primocanale, l'albero del Pd ha incominciato a scuotersi e non solo grazie ai “pierini” come il professor Simone Regazzoni o agli assessori in vena di autonomia e di legittime ambizioni, come Emanuele Piazza.

Ma non è su questo tema dei tormenti Pd, che sta registrando un bel dibattito con tanti interventi già pubblicati ed altri che verranno, che vogliamo soffermarci.

C'è una urgenza che viene prima e sono proprio le Primarie. Non si può pensare che basta la parola Primarie per indicare una strada “salvifica” di procedure corrette di scelta. Anzi, a quelli del Pd la parola Primarie dovrebbe far venire l'orticaria.

Le ultime celebrate nel nostro territorio per motivi diversi sono state un vero danno, altro che una procedura bella e democratica di corretta e sana concorrenza tra candidati.

Nel 2013 le Primarie hanno segnato la beffa alle due candidate-zarine, Marta Vincenzi e Roberta Pinotti
, la vittoria a grande sorpresa di Marco Doria, allora “uomo nuovo” e, quindi, il suo insediamento a Palazzo Tursi, con tutto quello che ne è conseguito per i rapporti sempre più difficili tra il Pd stesso e il neo primo cittadino e all'interno di un centro sinistra sempre più sfilacciato.

Sappiamo a che punto siamo ora. Annunciare le Primarie è anche come dare un bel altolà a Doria e alla sua candidatura-bis, quasi certa anche se solo sussurrata.

Nel 2014 le Primarie per le elezioni regionali sono state lo strappo più doloroso per il Pd, con l'uscita dal partito del candidato dello sconfitto Sergio Cofferati, le accuse di brogli, pasticci indegni, vergognosi endorsment verso il centro destra, code improprie di immigrati ai seggi dietro compenso, la candidatura di Pastorino e il patatrac finale: Raffaella Paita ko e la Regione conquistata dal centro destra.

Nel 2015-2016, cioè ieri, se non oggi, le Primarie di Savona, vinte da Cristina Battaglia dopo aspre contese all'interno del Pd sono culminate non solo nella sua sconfitta finale al ballottaggio contro Caprioglio , ma da altre lacerazioni interne, le recenti dimissioni di Briano e quelle dell'ex vicesindaco Di Tullio, anche lui candidato “primario” sconfitto. Come dire: chi tocca i fili delle Primarie muore....

Non solo: l'inchiesta della magistratura sullo scandalo di Lavagna, con la scoperta delle connivenze tra l'amministrazione comunale e la sua “protettrice”, l'ex deputata e sindaco Gabriella Mondello, ex Forza Italia, poi Udc, con la 'ndrangheta, oltre a tutto il fango che ha portato a galla, ha pure svelato manovre proibite durante le Primarie regionali di un anno fa.

Il micidiale e inesorabile meccanismo delle intercettazioni ha dimostrato come Raffaella Paita chiedesse voti, quasi supplicandolo, al sindaco di centro destra, tutt'oggi in vincoli, Sanguineti.

La dimostrazione, insomma, che quella partita era politicamente “inquinata”. Sicuramente Paita non ha nulla a che fare con i presunti affari sporchi di Lavagna e della 'ndrangheta, ma chiedere voti ai sindaci del centro destra........Insomma Cofferati non aveva tutti i torti a indignarsi per quell'inquinamento politico nelle Primarie e a denunciarne lo sconcio, al di là delle sentenze dei garanti che poi cancellarono qualche seggio dal risultato finale, ma non misero in discussione tutta la partita.

Dove porta questo ragionamento, insieme alla notizia che tra pochi mesi il Pd, molto più ammaccato di un anno fa, si butta in altre Primarie?

Porta alla considerazione che se non regolano queste Primarie in modo certo e inequivocabile, se non stabiliscono chi può votare e chi no, se non dettano un codice preciso per iscriversi, esprimere il voto, e partecipare con chiarezza e senza equivoci, siamo a punto e a capo.

Con la differenza che oggi le condizioni del Pd sono molto più difficili, come dimostrano risultati, sondaggi e proiezioni. Le Primarie sono un passaggio importante. Potrebbero non essere neppure decisive nella battaglia del Pd e del centro sinistra ai fini del risultato finale, per il quale sia i 5 Stelle che il centrodestra del “modello Toti” sono molto agguerriti. Che almeno siano pulite e ben regolamentate.