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Verso la consultazione popolare
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Quella che verrà sottoposta a referendum conservativo è una cattiva riforma che peggiorerebbe il già disastroso stato del nostro sistema politico. La Costituzione va profondamente e radicalmente rinnovata anche a partire dal bicameralismo. Sarebbe stato allora più semplice e più corrispondente alla necessità di maggior efficienza e semplificazione della macchina legislativa e in grado di tagliare significativamente i costi della politica procedere alla vera abolizione del Senato.

La finta riforma di Renzi, invece, non abolisce il Senato, come non ha abolito le province, ma più banalmente abolisce la democrazia in Senato trasformandolo in una Camera ad elezione di secondo grado. In buona sostanza la grande rivoluzione di Renzi e della Boschi è mantenere le due Camere riducendo il Senato ad un organo medievale con elezioni di secondo livello come per i valvassori ed i valvassini.

Emblematico della semplificazione renziana è il nuovo articolo relativo alla funzione legislativa: da nove a trecento parole! Dopo la riforma il premier sarebbe un padrone senza controlli come neanche nei sistemi presidenzialisti del mondo moderno accade: in assenza di check and balance come accade negli USA e in Francia si verrebbe a creare una pericolosa concentrazione di poteri nelle mani del premier che oltre che nominare il Presidente della Repubblica potrebbe anche esprimere la maggioranza dei giudici della Corte Costituzionale.

Non è, poi, affatto vero che, in virtù della Riforma, approvare una legge rispetto a ieri sarà più breve perché se da un lato la doppia approvazione resterà solo per alcune leggi come quelle costituzionali di contro tutte le altre saranno trasmesse al Senato che avrà dieci giorni di tempo per decidere se esaminarle.

Sarebbe stato necessario rinnovare radicalmente il rapporto cittadino-Stato. Il capo dell'esecutivo dovrebbe essere direttamente eletto dal popolo godendo così del prestigio e dell'autorità per governare seriamente la Nazione. La maggioranza parlamentare decade insieme al Capo del Governo che viene eletto direttamente dal popolo e da questo trae diretta legittimazione.

Basta trasformismi, governi deboli, capi del governo soggetti a veti incrociati: chi vince governa. Il tema del presidenzialismo rende necessario-a fronte dell'ampliamento dei poteri dell'esecutivo per varare finalmente una democrazia decidente-aumentare la partecipazione dal basso consentendo ai Sindaci più poteri di intervento e deleghe.

Occorre ripartire dall'identità dei mille campanili italiani per rilanciare un modello di federalismo che esalti i Comuni ed il territorio e conceda maggiori poteri ai Sindaci nella quotidiana difesa delle loro comunità. L'ormai insostenibile livello di pressione fiscale rasenta l'esproprio andando ad incidere sulla stessa dignità dei cittadini e delle imprese: andrebbe introdotto in Costituzione un tetto alla tassazione al 35 per cento nel rapporto tra entrate tributarie e PIL. Va rovesciato il rapporto in oggi esistente: prima si conosce la capacità di gettito e successivamente si decide la spesa. Solamente così da sudditi si torna a diventare cittadini.

L'Europa interviene sempre più nella vita concreta dei cittadini italiani nonostante lo spaventoso deficit di democrazia su cui si fonda: va pertanto eliminato l'articolo 75 della Costituzione che impedisce agli italiani di esprimersi, tramite referendum, sui trattati internazionali restituendo, così, ai cittadini la sovranità popolare e facendoli tornare ad essere padroni del proprio destino.

Sarà pure per alcuni la nostra Costituzione la più bella del mondo ma è, in oggi, ampiamente superata e non più all'altezza delle sfide che l'Italia ha di fronte a sé: andava innovata in maniera aperta e condivisa e non già peggiorata in maniera chiusa ed arbitraria. È per questo che alla riforma pasticciata di Renzi rispondo convintamente: No grazie!