
Voltarsi indietro a guardare o solo rileggere il romanzo rossoblù è esercizio difficile quanto romantico. Da Spensley a De Prà, dal porto e il pallone inglese al decimo scudetto scippato dal Bologna con l’appoggio del regime di Mussolini nel 1925.
Dalle rovinose cadute nel dopoguerra alle splendide risalite, dalle contestazioni per la cessione di Meroni al sogno prima firmato Silvestri e poi Simoni, da Pruzzo a Scantamburlo, da Gadolla a Spinelli e Scerni fino all’incredibile Dalla Costa.
Dall’Europa con Skuhravy ed Aguilera, al pianto dell’indimenticabile Signorini all’altra Europa con Milito, con Gasperini e Preziosi passando dalla seconda serie C della vita. Ora c’è un palco, ci sono le luci, i fuochi d’artificio e soprattutto la gente, il popolo come lo chiamava il professore Scoglio.
La forza del Genoa è tutta li, come i sogni che si sono materializzati in quel 7 settembre 1893 e da quel giorno mai evaporati . Da leggenda a realtà legata a filo doppio alla Genova che ama la sua squadra. Avanti vecchio Genoa come diceva commosso nei giorni difficili Gianni Brera.
IL COMMENTO
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