
Non c'è spazio per dubbi e speranze nelle parole che il presidente della Provincia Fabio Natta rilascia a Primocanale. Alla domanda se sia possibile immaginare un ritorno degli studenti nell'edificio di Piazza Ulisse Calvi, Natta dà prova di sano realismo: "È un sogno. Io non posso che definirlo così in questo momento. Il tipo d'intervento è molto molto oneroso e anche in una situazione di normalità dell'ente Provincia - in cui non versiamo - sarebbe difficile da realizzare".
Insomma, le condizioni del contro soffitto soprastante le aule sono a tal punto pessime da richiedere investimenti probabilmente nell'ordine di qualche milione di euro. Cifre importanti in periodi di vacche grasse, figuriamoci in tempi di ristrettezze economiche come quelli attuali. E allora gli studenti continueranno a convivere con i loro colleghi dello scientifico.
Certo, Natta un piccolissimo spiraglio aperto lo lascia ("se in futuro ci dovesse essere un intervento straordinario allora quei locali e quella storia potrebbero non essere cancellati"), ma ciò presupporrebbe la capacità di sedersi intorno a un tavolo con un investitore privato, discutere di progetti a più ampio raggio che riguardano la città e inserire al loro interno il recupero della storica sede di Piazza Ulisse Calvi. Una capacità che, tuttavia, sembra non esserci, com'è lì a testimoniare lo sviluppo che ha avuto la vicenda Agnesi .
Così a Imperia non resta che ammettere che un'epoca si è conclusa. Quella sede ha tenuto viva, contro il passare del tempo, l'idea originaria del liceo classico come culla della classe dirigente del Paese. Ruolo che ha giocato a Imperia forse più che altrove, visto che gran parte dei vertici politici, economici e culturali della città ha frequentato le aule di Piazza Calvi. Ora che il cordone ombelicale è stato reciso, che non c'è più quel rapporto fisico con le pareti che trasudano di storia, tutto ciò rischia di andare perso per sempre.
Perché omnia fert aetas, che significa anche che l'evoluzione del mondo cambia le carte in tavola. Perché oggi a dominare la scena pubblica c'è chi ha avuto una formazione tecnico-scientifica, non necessariamente chi ha studiato la sintassi greca e latina. La diffusione delle conoscenze, delle competenze e delle relazioni tramite Internet ha giocoforza messo un po' ai margini l'idea di una scuola di élite, concentrata, dove attingere per la ricerca delle persone più adatte a rivestire incarichi di rilievo.
Un 'idea che, appunto, a Imperia ha resistito a lungo. Alla fine, però, il tempo se l'è portata via. Difficile dire se sia un bene o un male. Quel che è certo è che Virgilio va citato per intero. Perché dopo quel "omnia fert aetas" segue "animum quoque". Il tempo porta via ogni ogni cosa, anche l'anima. E con la chiusura della storica sede di Piazza Calvi il tempo si è portato via anche un pezzo di anima di Imperia. Su questo c'è poco da discutere.
IL COMMENTO
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