cronaca

Interrogatorio di garanzia, altri quattro non rispondono
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I quattro più giovani si sono avvalsi della facoltà di non parlare, mentre il "vecchio" del gruppo, Albyn, 37 anni, non solo ha parlato ma anche ammesso le sue colpe e chiesto scusa in lacrime alle vittime dicendosi pronto a risarcire ogni danno. C'è una svolta nell'inchiesta dei carabinieri sul regolamento di conti fra bande avvenuto lo scorso febbraio in un magazzino di Brignole che ha fatto finire in galera 5 ecuadoriani e ai domiciliari una giovane incinta.

Il nuovo scenario è disegnato dalle parole rilasciate da Alvaro Loja Reasco detto Albyn, 37 anni, definito il leader della gang, l'unico dei 5 arrestati che ha parlato con il gip Nicoletta Bolelli in sede di interrogatorio di garanzia. Gli altri arrestati si sono avvalsi della facoltà di non parlare in modo che i propri legali abbiano il tempo di studiare il corposo fascicolo dell'accusa che ipotizza reati nei confronti delle tre vittime ecuadoriane: sequestro di persona, lesioni e minacce.

Per il pubblico ministero Federico Manotti i cinque arrestati il 16 febbraio avrebbero attirato con l'inganno tre amici in un garage vicino al negozio di Albyn, per punirli di essere passati alla banda nemica dei Netas, la prova dell'esistenza delle bande le lettere Lk, acronimo di Latin King, incise sullo sterno di una della vittime prese di mira. L'avvocato Patrizia Franco che difende Albyn afferma: "Il mio assistito non ha nulla a che fare con le bande. E' un artigiano incensurato, sposato e papà di una bimba di 5 anni, che passa le giornate fra il posto di lavoro e la casa, certo ha sbagliato, ma di certo non ha commesso reati gravi come si legge sull'ordinanza di custodia cautelare".