Quello che sta capitando a Virginia Raggi, sindaco di Roma, teoricamente potrebbe accadere a tutti i prossimi sindaci Cinquestelle: un assalto in grande stile da parte degli Sconfitti, i partiti della tradizione doc italiana, anche signori assolutamente onesti, anche malfattori che con questi partiti hanno guadagnato e speculato, i diversi potentati che non mi piace chiamare Poteri Forti perché non hanno forza ma solo minaccia.
Con questo non intendo sostenere che la signora Raggi sia una splendida amministratrice. Anzi. probabilmente è un buon avvocato ma non sa che parte cominciare stando seduta al Campidoglio. Sulla Raggi stanno scaricando spietatamente vent'anni di malgoverno della Capitale, un marciume senza precedenti di cui abbiamo avuto sentore in occasione della campagna elettorale e della fine (tutta da chiarire) del sindaco Marino.
A Torino, invece, la sindaca Appendino, anche lei dei Cinquestelle, magnifico aplomb sabaudo, è partita bene, grazie anche a quello che le avevano lasciato in eredità due signori sindaci del Pd, come Chiamparino e Fassino.
Immagino che cosa potrebbe capitare a Genova, qualora si avverassero i sondaggi che nonostante tutto sembrano ancora dare credito al movimento di Beppe Grillo di fronte a una assenza del Pd, a un finale di partita deludente di Doria, a una incognita totale del centrodestra. Sull'ipotesi di un sindaco grillino vittorioso si scatenerebbero dieci anni di inefficienza amministrativa e tutte le magagne che Genova, in questi dieci anni, è riuscita ad accumulare, neutralizzando il buon governo decennale del sindaco Beppe Pericu.
Sarebbero sulle spalle del primo (o prima) cittadino della Superba le lentezze del porto, l'isolamento ferroviario e autostradale, la pochezza dell'aeroporto con voli per Roma a quasi 500 euro (!), la cattedrale nel deserto di Erzelli, l'invasione non governata anche in sede locale dei migranti, la diffusione sconfortante di senza lavoro, i giovani che scappano anche dall'università, la sporcizia, la inesistente manutenzione, le periferie dimenticate, la Fiera lasciata morire, la paura degli abitanti del centro storico. Tutto precipiterebbe addosso al Grillino/a vincente con la conseguenza di una scarica di attacchi e accuse di insipienza amministrativa.
Tocca, dunque, ai Cinquestelle, se davvero (come ha detto Beppe Grillo) vogliono governare, preparare con anticipo e intelligenza, una squadra. Nomi e cognomi seri da mettere ai posti giusti se per caso dovessero vincere le elezioni comunali.
Non è un lavoro facile. Tutt'altro. Non si può affidare questa operazione ai venti emotivi del web. Certamente vanno vagliati i nominativi di chi, Cinquestelle, marcia sulle strade e nei quartieri ad ascoltare la gente, operazione dimenticata dagli altri partiti. Ma non basta e non è una patente di capacità.
Alice Salvatore, in una puntata di Macaia su Primocanale, ha annunciato l'utilizzo di un nuovo metodo per trovare i candidati a Genova. Mi auguro per loro che tenga conto del fallimento di Roma e del successo di Torino e che (e questo me lo auguro per Genova) sia previsto tutto in tempo.
Altrimenti anche i Cinquestelle saranno destinati a finire come gli altri, travolti dai guai e dai problemi, incapaci di gestire, macerati dalle faide al loro interno. Bruciati da eredità troppo negative e pesanti da sopportare anche a un mago del governare.
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Roma e Torino: una lezione per i Cinquestelle di Genova
Su un sindaco grillino si scaricherebbero dieci anni di inefficienza
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