cronaca

Dopo i funerali della giovane Milet: "Presa di coscienza concreta"
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"L'impresa non è facile, anzi, talvolta è impossibile per varie ragioni. Ma serve più umanità". A parlare è ancora monsignor Suetta, dopo il toccante funerale di Milet, la ragazza eritrea morta mentre cercava di attraversare il confine italo-francese camminando in autostrada. Un tir ha travolto lei, le sue speranze e le coscienze di chi quotidianamente ha a che fare con l'emergenza nell'estremo Ponente ligure. 

"È un'emergenza per le dimensioni, ma non per la durata, perché si prolunga nel tempo - dice il vescovo di Ventimiglia - ma serve una presa di coscienza più profonda e tanto coraggio per difendere i principi di unità e uguaglianza. Dev'essere vero non solo nelle discussioni, ma anche nella vita concreta delle persone, soprattutto nei confronti dei più poveri". 

Sulle strategie per venirne a capo, ancora nessuna novità. "Abbiamo fatto una riunione insieme qualche giorno fa - dice Suetta - ma risposte non possiamo averne perché i numeri e le esigenze logistiche non consentono tempi rapidi ma abbiamo intenzione di migliorare e approfondire le piste per dare una risposta un po' meglio organizzata e più duratura nel tempo". ì