"Non so dirvi esattamente cosa ho provato, non lo so neanche ora. Come avevo già detto sarebbe stato un doppio dolore. Mi sento tradita da una persona con la quale fino a poco tempo fa andavo in giro per i boschi. La sensazione che provo ora non ve la so descrivere. L’unica cosa che voglio è che, se è stato lui, non voglio più che esca, non voglio più che veda un filo d’erba. Io so quanto lui amasse la natura e il verde. Vorrei solo che non la vedesse più, se è stato lui". Così Daniela, figlia di Albano Crocco, il fungaiolo decapitato e ucciso nei boschi della frazione di Craviasco lo scorso 11 ottobre, dopo la notizia dell'arresto di Claudio Borgarelli.
"Io ieri dopo che mi è stata comunicata questa notizia, la prima cosa che ho fatto - prosegue - è stata prendere i miei cani, i cani di papà, e sono andata subito nel bosco dove è stato ritrovato il suo corpo, in quell’albero fatto a ypsilon. Mi sono seduta lì e gli ho chiesto: papà, sono qui con te, ti sarò sempre vicina, ma può essere vera una cosa del genere? – gli ho detto – papà, se è vero io chiederò giustizia per te per sempre, perché il dolore si è triplicato. È una cosa che non riesco a concepire, non riesco a credere. Adesso sto aspettando ancora i Ris, gli esami, ma spero solo che ci sia giustizia".
Daniela torna anche sul possibile movente che avrebbe spinto Borgarelli a uccidere lo zio, suo padre. "Se è quello, il muretto, questo cavolo di muretto che lui ha messo su insieme a tutta la barricata che ha messo sopra casa sua e che non permetteva il passaggio neanche per andare a prendere della legna… se davvero questo è il movente… cioè, era suo zio capisci? Mio zle papà era suo zio. Non ha senso tutto questo, non ha senso".
"Se fosse stato lui - aggiunge - non voglio che venga dichiarato infermo di mente perché lui ha agito con lucidità, con freddezza. Quando ho cercato un confronto con lui e gli ho dato dell’assassino l’ho fatto per sentirmi dire “non sono stato io, ho fatto una cazzata, non mi sono reso conto della gravità della cosa”. Invece lui non ha reagito. Domani finalmente riusciremo a celebrare il funerale di mio papà anche se nonostante tutto il lavoro delle forze dell’ordine non è stata trovata la testa. Volevo ringraziare tutti quelli che hanno lavorato per mio padre fino ad oggi - conclude - perché riusciremo a celebrarlo forse con un peso minore, se veramente è stato lui riusciremo con un po’ più di respiro per mio padre a celebrarlo".
LA POSIZIONE DELL'AVVOCATO DI BORGARELLI - "Non sono ancora in possesso dell’intero incarto processuale, non sono in grado di darvi spiegazioni dettagliate". A dirlo è Antonio Rubino, avvocato di Claudio Borgarelli. "Mi sembra di aver capito che la svolta sia stata determinata dal fatto che abbiano intercettato dei monologhi che Borgarelli faceva con se stesso parlando ad alta voce in cui sembrerebbe abbia alluso più volte al fatto di essere autore dell’omicidio. Me ne sto di quello che ho letto anch’io. Sembrerebbe ci sia un’incongruenza tra il luogo dove lui dice di aver buttato la spazzatura e dove invece le immagini immortalerebbero questo gesto. Io credo che siano tante piccole tessere di un puzzle che va ancora ricostruito. Intercettazioni che danno al tutto una versione diversa. Presi uno per uno questi indizi erano del tutto insufficienti. Ora dobbiamo vedere se il quadro risulti più completo. L’ho visto qualche giorno fa, mi è sembrato come sempre, anche nelle diverse interviste, molto compassato".
LUNEDI' L'INTERROGATORIO - Verrà interrogato lunedì Claudio Borgarelli, il presunto assassino dello zio Albano Crocco, il pensionato ucciso e decapitato lo scorso 11 ottobre nei boschi di Lumarzo. Borgarelli, difeso dall'avvocato Antonio Rubino, si trova nel carcere di Marassi in isolamento. E' molto provato dalla prima notte passata in cella, poco lucido, ma continua a dichiararsi estraneo alla vicenda. Per i carabinieri del nucleo investigativo di Genova, coordinati dal pm Silvio Franz, non ci sarebbero dubbi sulla sua colpevolezza. Borgarelli aveva litigato più volte con lo zio e con altri compaesani per un sentiero di sua proprietà che porta nel bosco. L'infermiere dell'ospedale San Martino non voleva che gli estranei passassero con auto e moto e per questo aveva messo alcuni paletti e recinzioni per consentire solo il passaggio a piedi.
Avrebbe inoltre mentito su un dettaglio dei suoi spostamenti la mattina dell'omicidio, indicando un punto in cui aveva buttato la spazzatura mentre invece lo aveva fatto in un altro posto. Le immagini delle telecamere di sorveglianza della sua casa lo riprendono mentre, verosimilmente, nasconde il machete dentro la manica di una tuta che non è mai stata ritrovata. E poi la confessione captata dalle microspie in casa e nell'auto mentre parla da solo: "Tanto, l'ho ammazzato". I funerali di Crocco si svolgeranno domani pomeriggio alle 15.30 in località Tasso.
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Delitto di Lumarzo, la figlia di Crocco: "Claudio non deve più vedere un filo d'erba"
L'avvocato di Borgarelli: "Il puzzle dell'accusa va completato"
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