Matteo Renzi ha chiuso la settima edizione della Leopolda a Firenze. Al centro soprattutto il referendum, "un derby tra passato e futuro" secondo il premier che poi attacca la minoranza di partito dopo l'accordo raggiunto con Cuperlo per l'Italicum: "Quelli che hanno decretato la fine dell'Ulivo ora vogliono distruggere il Pd". In apertura il terremoto con un annuncio: "I fondi per l'edilizia scolastica saranno fuori dal patto di stabilità, che a Bruxelles piaccia o no".
TERREMOTO - "Bisogna ricostruire per dare il segnare politico che non ci arrendiamo. Ricostruiremo ogni borgo. Dico: tornate a progettare scuole. Perché tutte le spese per l’edilizia scolastica le consideriamo fuori dal patto di stabilità. Che piaccia o non piaccia a Bruxelles".
IL SOCIALE - "Il vero elemento di novità della Leopolda è che abbiamo messo al centro i temi sociali. La legge sul terzo settore, il 'Dopo di noi', la sanità, il fondo per non autosufficienza, le unioni civili. Il tema dell’identità sociale di un paese e del rapporto interpersonale è il tema chiave che la Leopolda ha messo al centro del dibattito. La differenza tra chi dice ‘onestà onestà’ e chi fa onestamente è la differenza tra bar sport e fare politica.
I social si stanno riempiendo di persone che odiano e distruggono. È il metodo di andare contro all’altro e dire cosa non va".
GLI SCONTRI - "Quando si dice di voler difendere la costituzione, ci si incappuccia, si prende un cartello stradale e lo si sfascia in testa ai poliziotti, non si sta difende la costituzione, si stanno insultando le istituzioni. Quando sei a San Marco e giri verso Cavour, tu non vuoi andare alla Leopolda, non vuoi andare alla Leopolda, ma in centro a distruggere Firenze. E noi non ve lo permettiamo in uno stato di diritto, perché Firenze è più grande di voi".
IL REFERENDUM - "Questo referendum vuole bloccare tutto ciò che partendo da qui abbiamo fatto. I leader del movimento del no stanno cercando di difendere i loro privilegi e la loro possibilità di tornare al potere. E noi dobbiamo affrontarlo col sorriso. Perché loro sanno che questa è l’ultima occasione che hanno. Hanno detto tutti per anni che bisognava superare il bicameralismo perfetto. D’Alema ha detto: io l’avrei fatta meglio. Allora perché non l’hai fatto?".
"Hanno detto che l’Italia è una dittatura. Io sono stato a Santhiago del Cile. Ho parlato con un ragazzo che ha la mia età. Suo padre è stato incarcerato, torturato e ucciso dal regime di Pinochet. Mi hanno portato a vedere la villa dove lo hanno torturato. Ma è possibile che di fronte a queste storie che fanno venire i brividi la barbarie del dibattito politico debba arrivare a dire che l’Italia è come la dittatura di Pinochet?".
"C’è gente che ha votato sì più volte in aula e poi è diventata leader dei comitati del no. Voi pensate che lo facciano per l’articolo 70 della Costituzione? Loro hanno un’occasione che è quella di rimettersi in gioco. Il referendum del 4 dicembre non è tra due Italie, ma tra due gruppi dirigenti diversi. Quelli del sì hanno un progetto, un’idea un orizzonte. Quelli del no, se li chiudi in una stanza perché escano con un’idea comune, non escono più".
"Il sorpasso del M5s nei sondaggi? È rimasto uno straordinario film che vi consiglio di andare a vedere che finora non si è visto nella politica italiana. Abbiamo 28 giorni: a voi la scelta se fare gli spettatori guardando i talk, i tg, esprimendo un giuidizio, magari commentando come leoni da tastiera e poi non ti guardano negli occhi – ogni riferimento a Marco Travaglio è puramente casuale. Se volete fare zapping fatelo. Io non voglio cambiare canale, voglio cambiare il Paese".
LA POLITICA INTERNAZIONALE - "Tra due giorni spero che ci sia una nuova presidente degli Usa. Ma perché dopo 8 anni di Obama con risultati straordinari c’è tanta preoccupazione per il futuro? Cosa sta accadendo quando la paura rischia di provocare negli Stati Uniti il cambiamento più importante degli ultimi 50 anni? Oggi a Mosul c’è una battaglia di cui non parla nessuno. Ci sono anche i nostri uomini, partiti da Trapani, a difendere una diga per evitare che sommerga Baghdad".
IL G7 - "Per il G7 abbiamo scelto Taormina, non Firenze. Ma quando un importante leader internazionale ha detto che la Sicilia è solo terra della mafia, in quell’istante ho scelto di togliere il G7 da Firenze e di portarlo in Sicilia, perché questi statisti si rendessero conto che dalla Sicilia è nata la cultura che ha fatto l’Italia grande nel mondo. Dobbiamo fare di tutto per stroncare l’illegalità, ma noi siamo quelli che reagiamo. Grazie, fiorentini, per aver condiviso con me questa scelta. Vi sono particolarmente grato".
LA CULTURA - "La riforma della legge sul cinema non è un giocattolino per far contenti attori e produttori. È il tentativo di dire che con la cultura si mangia. La Pompei di oggi è la risposta: 3 milioni di visitatori. La reggia di Caserta che dava le chiavi ai deputati del luogo per la corsettina: oggi c’è un direttore accusato dai sindacati di lavorare troppo. Con la cultura si lavora, si cresce, altro che chiacchiere".
IL PARTITO - "C’è un po’ di amarezza perché in una parte del nostro partito è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno tentando di distruggere il Pd e usano lo strumento del referendum costituzionale per prendersi una rivincita. Non ve lo consentiremo perché il futuro del nostro Paese è dei nostri figli: da loro lo abbiamo preso in prestito, non da voi in eredità. Quelli sono i teorici della ditta quando ci sono loro e dell'anarchia quando ci sono gli altri".
LE RIFORME - "Abbiamo una protezione civile che funziona. Ora serve una protezione sociale. Le competenze del titolo V consentiranno al governo di usare uno strumento unico per dare risposta a chi rimane senza lavoro. L’unico strumento è avere una forte politica che si renda conto delle esigenze degli ultimi. Bisogna creare le condizioni per la crescita, semplificare il lavoro e creare una struttura che si occupi di tutti. Non serve organizzare convegni per dire quanto siamo di sinistra".
LA VISITA NEGLI STATI UNITI - "Quando abbiamo incontrata Obama e sua moglie, col ministro degli esteri nella sala ovale, c’è una frase che mi ha colpito sul futuro dell’Europa: voi italiani avete una grande responsabilità, perché siete l’Italia. Ci siamo dimenticati di cosa volesse dire. Quando abbiamo provato a dire che occorreva dare un messaggio positivo, ci hanno guardati come ottimisti inguaribili. Amici, siamo l’Italia. Anche quando qualcuno vorrebbe impedircelo. Da Obama abbiamo imparato a provarci. È il messaggio più bello che si possa dare: ‘Yes we can’. Voglio dire: provaci, proviamoci. Se riusciremo a far sì che i nostri figli possano portare la loro felicità non lontano da casa. Questo referendum è sulla costituzione. Ma più che il bicameralismo paritario va superato l’atteggiamento rinunciatario di chi vuole dirci cosa fare e cosa no. Io sono certo che se la mettiamo tutta ‘Adesso il futuro’ non sarà uno slogan. 28 giorni, tutti il lavoro. Evviva l’Italia che ci prova".
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Renzi chiude la Leopolda: "Chi ha distrutto l'Ulivo vuole la fine del Pd"
Sul referendum: "È un derby tra passato e futuro"
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