cronaca

Una 'mazzata' per i comuni che devono sostenere i costi della ricostruzione
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Mettici il referendum, mettici il dibattito politico e altre urgenze. Fatto sta che lo stato di emergenza  e il riconoscimento dello calamità naturale che il Governo doveva decretare per i territori liguri colpiti dall'alluvione della scorsa settimana non è ancora arrivato.

E a quanto pare, secondo indiscrezioni, non arriverà prima del 12 dicembre.

Si tratta di una vera e propria ‘mazzata’ per le piccole Amministrazioni locali che, da oltre una settimana stanno lavorando con i piedi immersi nel fango, per liberare strade e zone invase dalle frane.

I lavori per le somme urgenze per centinaia di migliaia di euro devono partire comunque con il fiato sospesto per le casse comunali. Ci comuni come Pornassio, Pieve di Teco, Armo e Rezzo con il fiato sospeso senza pensare a Monesi di Mendatica, che dovrà predisporre un piano a medio lungo termine per i gravi danni strutturali subiti.

Un esempio è il caso di Rezzo, il Comune di 300 abitanti rimasto isolato per una settimana a causa di una frana.

Il piccolo paese ha in cassa 6.000 euro ed ha disposto lavori per 200mila, mettendo a serio rischio il ‘default’ dell’ente. Ma i lavori sono fondamentali per proseguire la normale vita in paese e, quindi, sono stati predisposti.

Il tutto sperando che il Governo si metta una mano sulla coscienza e l’altra al portafogli, per andare incontro ai gravi problemi dei piccoli paesi del nostro splendido entroterra.