
Si tratta di una sentenza destinata a diventare pilota nel campo, visto che i giudici finora avevano assolto i proprietari, ma solo se veniva dimostrato che le prostitute abitavano anche in quelle case. L'inchiesta della squadra mobile, coordinata dal sostituto Federico Manotti, era partita lo scorso anno e aveva portato al sequestro di tre locali in vico Untoria, vico Cavigliere e vico Boccanegra.
Secondo l'accusa, l'ex legionario affittava i bassi con cifre che variavano dai 300 ai 500 euro al mese nella piena consapevolezza che quelle case sarebbero state usate per consentire alle inquiline di esercitare la professione. Casi simili erano arrivati all'assoluzione ma sempre perché vi era la presunzione che il contratto, senza elementi accessori come la fornitura di materiale o di ricerca di clienti, riguardasse la singola persona e le sue esigenze abitative. Questo ultimo elemento, nel caso genovese, era del tutto assente, ma per i giudici evidentemente non era necessario.
IL COMMENTO
Genova e il Turismo, un rapporto complesso con i camerieri
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana