cronaca

Canepa: "Non torno indietro. Accoglienza? Non abbiamo spazio"
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“Non sono razzista, rifarei tutto. Sono convinto della bontà della nostra azione a tutela di cittadini e turisti. E la mia dignità non si baratta con la poltrona”. Nessun passo indietro dal sindaco di Alassio, Enzo Canepa, condannato per discriminazione razziale dopo aver emesso un’ordinanza con cui vietava il soggiorno ai migranti senza certificato medico. In pratica dovrà pagare una supermulta da 3750 euro. Patteggiare? “Assolutamente no, vorrebbe dire ammettere una colpa che non ho”, dice a Primocanale.

Tutto è cominciato lo scorso luglio, quando in piena emergenza migranti nel Ponente ligure si è diffuso l’allarme scabbia. Si trattava, in realtà, di pochi casi isolati, ma comunque abbastanza per agitare i sindaci della Riviera nel cuore della stagione turistica. “Vorrei vedere voi – dice Canepa – se aveste un figlio o un nipote da mandare in vacanza. Lo mandereste in un posto dove rischia di prendersi una malattia? L’ordinanza non si discute, ne abbiamo parlato insieme con la maggioranza. Se poi ci saranno conseguenze, sono disposto ad affrontarle”.

Poi si parla di accoglienza. “Vorremmo che Alassio non fosse ricordata per questa ordinanza ma per la sua ospitalità”. Anche verso i migranti? “Noi siamo disponibili, ma purtroppo non abbiamo più siti per ospitarli. Le case popolari sono tutte occupate. A meno che non mettiamo un capannone sulla piazza…”. Insomma, accuse di razzismo respinte al mittente. Alla fine comunque si sfoga: “Questi sono quasi tutti maschi giovani e aitanti. C’è qualcosa di poco chiaro. È un disegno mirato contro l’Italia”.