Marco Bisagno, titolare dei Cantieri Mariotti, in un’intervista a Primocanale condotta da Mario Paternostro, parla del futuro di Confindustria Genova, delle situazioni che il prossimo presidente dovrà affrontare. La priorità, per l'attuale vice numero uno degli industriali, sarà "coinvolgere le aziende", ma ci vorranno "stabilità e decisione" in politica, in primis sulle infrastrutture fondamentali per il territorio.
Come vanno le riparazioni navali?
È una bella domanda, per essere prima di Natale è una domanda imbarazzante. No, nn vanno malissimo, è un momento particolare: nella costruzione c'è molto fermento, ci sono mega navi, navi di dimensione media, piccole di lusso, maxi yacht. La costruzione sta avendo un discreto momento, ne consegue la riparazione. La riparazione come si faceva trent'anni fa, di carpenteria, non si fa più, non qua. Io intendo la riparazione tecnologica, una nave da crociera, che è qualcosa di complicato per cui non c'è un grande mercato di concorrenza, o meglio c'è, ma riusciamo ancora a inserirci.
Chi sono i concorrenti più agguerriti oggi?
Innanzi tutto nella riparazione ci sono queste squadre volanti che usano gli armatori. Una volta erano quasi dei pirati o dei banditi, col tempo sono diventate competitive, con personale qualificato, che si spostano e fanno questi lavori nelle varie soste in porto. Questa è una forte competizione. Poi naturalmente ci sono i soliti: c'è Marsiglia che è un grande cantiere, c'è il nord europa che però ha i suoi limiti di costo.
Voi a Marsiglia fate parecchio.
Marsiglia ha delle strutture, adatte a questo tipo di lavoro, a questo tipo di navi che a Genova non esistono.
Se doveste allargarvi a Genova potreste allargarvi a Ponente?
Adesso nel Ponente, a meno che qualcuno non dismetta qualche area non c'è più niente, poi bisogna vedere cosa succederà con questa nuova authority che governa i due porti.
Cosa ne pensa?
È una cosa furba, giusta, che abbiamo sempre respinto. Bisogna saperla utilizzare e fare funzionare. Non credo sia corretto ed economicamente valido che due porti a distanza di venti miglia, forse neanche, si facciano la concorrenza, o comunque che non si parlino per cercare di mettere insieme una strategia. Se per esempio io facessi carbone (che oggi è una bestemmia e non si può più dire) è chiaro che lo faccio qua e non qua, non posso farlo da entrambe le parti. I container posso farli nei due porti ma deve esserci una regia che dica quali sono le regole, altrimenti diventa un mercato confuso.
È d'accordo con le alleanze con La Spezia?
Sono sempre cose che devono essere fatte, che ci devono essere ma comunque non devono essere fatte solo a La Spezia, servirebbero anche a Livorno e in altri porti italiani. Noi non abbaimo un senso della nazione, molto spesso siamo campanilisti e ci facciamo la guerra, ma non per fare un cartello, che nel mondo dello shipping essendo così cgobale non avrebbe senso, però bisogna cercare di capirsi.
Cosa rispondete a quelli che vi hanno tirato in ballo dicendo che le riparazioni navali così vicino alle case sono inquinanti?
La prima volta che c'era stato questo problema era per l'amianto: dicevano che le polveri che uscivano dalle navi inquinavano l'aria. A quei tempi mi ricordo che avevamo fatto fare delle analisi e avevamo scoperto che in via Venti settembre c'era più concentrazione di amianto di quella che c'era all'esterno. Perché allora i ferodi delle macchine erano in amianto, poi è chiaro che è cambiato il mondo. A me sembra un po' cattivo fare un discorso di questo genere e credo non abbia alcun significato per due o tre motivi. Il primo è che oggi con Costa Concordia abbiamo un controllo delle emissioni, se sentite l'Arpal, che è praticamente giornaliero, perché vogliamo essere tranquilli. Secondo, mi sembra cattivo dire che noi inquiniamo la città quando nel porto lavorano 1000/1500 persone. Cosa facciamo? Ghettiziamo queste persone? È assurdo, non c'è nessun inquinamento che sia superiore a quello cittadino.
Qual è la sua valutazione sul Blue Print? Va avanti, ci saranno problemi?
Li è la città che deve decidere. A noi non fare il Blue Print potrebbe anche andare bene, nel senso che si può ottimizzare facendo delle scelte. È chiaro che il blue print sia mirato a un progetto di ampliamento di un settore. Non farlo significa ridimensionare e razionalizzare il settore, concentrarsi sotto un tipo di riparazione e abbandonarne altre. Ciò che penalizza è l'insicurezza, non la decisione. Serve una certezza delle scelte. Se domani si scegliesse di razionalizzare l'area, magari dandone un po' allo sviluppo, e non fare il Blue Print, andrebbe bene. Allora uno si concentra e investe, è chiaro che non ci sarà una crescita del settore ma magari una specializzazione avverrà con tipi più piccoli di navi - ma sarebbe una partita sporca, perchè è chiaro che avendo Marsiglia a disposizione sarebbe possibile spostare navi sull'altro porto, che ha delle opportunità diverse. Vede, Marsiglia era un grande porto di riparazione, forse più grande di Genova, poi c'è stata una caduta è il cantiere si è annullato. Quando lo abbiamo preso noi lo abbiamo rivitalizzato a poco a poco, ma ciò che mancava era un network di aziende, che non c'era e che stiamo costruendo, ed è chiaro che questo, da una parte, sia un bene, ma dall'altra è anche un male per Genova. Perchè crea competizione.
Che cosa chiede alla politica come vicepresidente di Confindustria?
Le stesse cose che ho detto prima: stabilità e decisione. Forse qualche infrastruttura ci vorrebbe, credo che abbia un futuro anche immobiliare nonostante non ci sia un mercato. Per esempio credo che il Terzo Valico, ormai imminente, sia in una situazione di non ritorno e si potrebbe fare. Se ci fosse un treno che collegasse Genova con Milano in mezz'ora l'immobiliare partirebbe, e alcune aziende potrebbero riportare i loro uffici a Genova, una città che offre opporunità di lavoro inferiori a Milano.
Se le chiedessi un identikit di sindaco come lo vorrebbe?
Bello, alto e biondo. Non saprei, credo che quello di sindaco adesso sia uno dei mestieri più difficili e pericolosi, e mal pagato. Ho visto la vicenda Vincenzi, di cui non sono mai stato un grande corteggiatore, ma quello che le è accaduto ha dell'incredibile. Perciò fare il sindaco è uno dei lavori più difficili del mondo, perchè se decidi e sbagli è la fine, se non decidi è la fine lo stesso, se decidi nel giusto nessuno tidice niente
Le piace il presidente Signorini?
Non lo so, lo conoscerò in questi giorni, è un uomo con una fama positiva. L'importante è che abbia il coraggio di decidere
So che lei non ne vuole parlare, di Confindustria, ma dovrete individuare il futuro presidente. Che confindustria vuole per Genova, condiderando la crisi che c'è anche se non è la stessa di vent'anni fa?
Io ho fatto il presidente otto anni fa, due mandati, e i tempi erano diversi, le aziende erano di più, c'era una certa ricchezza. Nonostanze fossimo in un periodo post industriale genovese, non c'era questa crisi di oggi. La difficoltà maggiore è tenere i conti di Confindustria in regola e a posto, perché le aziende comunque vogliono i sevizi e l'assistenza. Quindi credo che il presidente futuro avrà vita un po' più difficile. Quello che bisogna riguadagnare è un maggiore coinvolgimento delle aziende: non dico un club, ma deve coinvolgerle di più. Bisogna avere la capacità e la forza perché gli imprenditori vogliono essere coinvolti, oggi sono tutti sulla difensiva e non sulla disponibilità. Ora c'è la caccia al posto in Confindustria ma bisogna pensarlo come un servizio che uno da e non come una benemerenza che uno prende e deve dedicarsi agli altri
economia
Bisagno a Primocanale: "Confindustria deve coinvolgere sempre di più le aziende"
Il titolare dei Cantieri Mariotti: "La politica deve decidere"
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