politica

Il commento
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A fine anno chiediamo a intellettuali, politici e imprenditori una riflessione su Genova e la Liguria davanti a una delicata prova elettorale. Il secondo contributo è di Alessandro Terrile, segretario provinciale Pd Genova.


Per superare le sfide che la attendono, Genova deve tirare fuori il proprio coraggio. Quello di dire chiaramente sì o no, di scommettere sul proprio "saper fare", da declinare oggi - senza nostalgia - nell'industria 4.0, nella vocazione di "porta" sul Mediterraneo, che la rende uno snodo logistico fondamentale; nella sua bellezza, troppo nascosta per decenni, ma che in questi ultimi anni è apprezzata in tutto il mondo.

Ma il coraggio di “dire sì” non è sufficiente. La forza delle idee, da sola, non basta. Occorre una grandissima prova di unità di tutte le realtà vive della città: energie diffuse nella partecipazione civile e politica, nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e dell'impresa. Una coesione necessaria a creare un sentimento collettivo, per non trasformare, in poco tempo, un concreto progetto di futuro nel sogno visionario di ciò che poteva essere.

E’ già successo: ricordiamo l’ambizioso e immaginifico Affresco di Renzo Piano, diventato troppo rapidamente un pezzo da museo? Il Blue Print non deve fare la stessa fine: e non la farà perché abbiamo già saputo coinvolgere la città attorno a quest’idea.

Il Pd genovese ha già scelto, apertamente e unanimemente, di fare la sua parte e di confrontarsi, da subito, con le altre forze sociali e politiche. Disponibile, se necessario, a qualche passo indietro: perché chiunque abbia l'ambizione di governare oggi la città ha il dovere di siglare un nuovo patto economico e sociale, rinunciando anche a parte delle proprie verità.

Genova non ha bisogno di un salvifico “cavaliere bianco”; ma neppure di “un direttore del traffico”, che mantenga ordine nell'esistente. Il sindaco dovrà fare emergere, concretamente, la creatività e l'energia spesso inespresse della nostra città. Evitando che l'unica dialettica sia tra chi blocca la Sopraelevata e chi, incolpevole, ne rimane bloccato.

Tante opportunità sono già alle porte. Un esempio? Nel 2022, con la fine del Terzo valico e il quadruplicamento dei binari tra Pavia e Rogoredo, Genova sarà ad un’ora da Milano. L’uscita dall’isolamento rischia, però, di portare poco frutto se non saremo capaci di salire al volo su quel treno, presentandoci come un sistema aperto e attraente, affidabile e competitivo.

Potremmo, da un lato, consolarci con un ipotetico aumento del valore immobiliare intorno alle stazioni. Assistendo, dall'altro, ad una vera e propria “desertificazione” di altre parti della città. Ma a nessuno piace firmare la storia di un declino. Sicuramente non al Partito Democratico.

*Segretario del Pd Genova