Qualcuno li ha chiamati i nuovi mecenati delle arti. Gente comune che, con pochi euro a testa, può contribuire al rilancio artistico e culturale di un’intera città. Il primo esempio si trova in San Donato, chiesa antica nel cuore del centro storico genovese, che al suo interno, tra tante bellezze, ospita un trittico dell’artista fiammingo Joos Van Cleve a tema decisamente natalizio: “L’adorazione dei magi”. Arrivato in città nel 1515, a 500 anni esatti da quella data è nata l’associazione Giano che lo ha adottato e ha finanziato l’intera spesa per il restauro.
“Questa è un’opera che ha rivoluzionato tutta la storia della pittura genovese, e oggi vorremmo che la rivoluzione fosse anche di metodo”, spiega Giacomo Montanari, socio e ricercatore in storia dell’arte. “Non più aspettare che le cose vengano fatte, ma prendere consapevolezza e puntare alla valorizzazione. Non solo monetaria, ma soprattutto in termini di identità culturale e legame col territorio”.
L’associazione culturale Giano, presieduta da Antonio Figari – il gestore del famoso blog 'I segreti dei vicoli di Genova' – ha raccolto tutti i soldi per il restauro conservativo. “Siamo circa trecento soci, nella vita abbiamo varie occupazioni, ognuno di noi mette una piccola quota annuale e ci finanziamo attraverso gli eventi – spiega Figari – così abbiamo racimolato i 5.500 euro necessari”. In pratica, più o meno 18 euro a testa. E in cantiere ci sono altri progetti. “Ma per il momento non sveliamo nulla”, sorride. Nuovi mecenati? "Un po' esagerato, ma il concetto è quello".
Il polittico di Van Cleve ha aperto di fatto il canale artistico tra la Liguria e le Fiandre. Un canale soprattutto commerciale, dove i mercanti erano gli intermediari e i committenti della produzione pittorica. In questo caso il mecenate genovese da ringraziare è Stefano Raggio – lo si vede inginocchiato sulla sinistra insieme a Maria Maddalena – che all’epoca curava per la famiglia i rapporti con Anversa, dove è entrato in contatto col pittore fiammingo.
Il trittico è stato trafugato da San Donato nel 1974. Dopo il recupero è rimasto smontato per anni nel deposito della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola. Le condizioni non erano drammatiche, ma “senza questo restauro si rischiavano danni molto più gravi”, spiega Montanari. L’esperto Nino Silvestri ha seguito un procedimento innovativo per rimettere in piano i pannelli deformati senza sforzare la tela. Ora è costantemente monitorato, e sembra che il ritorno a casa sia stato un vero toccasana.
“L’idea di fondo – sottolinea Montanari – è che quando i cittadini sono consapevoli di ciò che hanno sul territorio, solo a quel punto il sistema può ripartire. Vogliamo fondare un modello che non sia fatto solo di mugugno ma coinvolga anche le istituzioni, in primis l’Università e il Comune. E speriamo che questo volano possa dare il via a un rapporto sempre più stretto tra giovani, città e cultura”. Davvero un buon augurio per il 2017.
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San Donato, i genovesi adottano il trittico: 18 euro a testa per finanziare il restauro
L'associazione Giano: "Vogliamo rivoluzionare il modello"
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